Quando i primi della classe cadono

Ministri_Terzi_e_Di_Paola

Diciamoci la verità, i primi della classe non sono mai simpatici. Li si guarda con fastidio, perché lui e non io? Oppure con sospetto, mah sarà davvero tanto bravo!? A volte poi succede che i primi della classe sbaglino. E noi mediocri godiamo. Giustamente. Sì, perché il primo della classe non ha meriti. Il più delle volte è arrivato in cima perché ha un talento che altri non possiedono, e il talento non se l’è mica conquistato. E’ arrivato per caso, come un 6 al superenalotto. O è arrivato per vie genetiche, perché la biologia non è democratica. Ci sono poi delle volte in cui il primo della classe non è davvero primo. Lo è diventato solo perché è ruffiano, paraculo  o raccomandato. Ecco quando cadono quei primi della classe, noi mediocri godiamo ancora di più.
Quelli che sono entrati a Palazzo Chigi un anno e mezzo fa, i Monti, Fornero, Passera, Ornaghi, Grilli e compagnia cantante ci sono stati venduti dalla stampa e dalle televisioni “importanti” (i giornali e le Tv che vogliono influenzare l’agenda del Paese, non raccontare i fatti) neppure come i primi della classe, ma come autentici fuoriclasse, di quelli che sei costretto a guardare con sudditanza: economisti e tecnici onniscienti, provenienti dalle migliori università, banche e accademie. Gente che con un solo battito di ciglia sparge saggezza in tutta una sala dove uditori adoranti attendono di essere illuminati. Ebbene, ora questi geni stanno ripiegando rovinosamente, in modo scomposto e senza orgoglio, al pari di soldati senza gloria e senza onore. Alzi la mano chi non si è vergognato di essere italiano ieri dopo aver visto Terzi e Di Paola, uno accanto all’altro alla Camera, uno che si dimetteva e l’altro no. Ma quei due lì, Bibì e Bibò della diplomazia nostrana, sono stati scelti da un uomo che il mese scorso, durante la campagna elettorale, di fronte alla domanda chiara di un giornalista (lei è favorevole o contrario ai matrimoni omosessuali?) ha gorgogliato e rantolato per sessanta secondi prima di rispondere in modo confuso.
Ecco chi erano, i salvatori della patria, i primi della classe. Che ora se ne andranno e, percorrendo a ritroso la strada che avevano disceso con tanta tracotanza, torneranno ai loro stipendi milionari nelle nostre università, nelle nostre banche e nelle nostre accademie. W l’Italia.

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