Boston: al terrore rispondiamo con un inno alla vita

Ivana

Sono un maratoneta. L’ultima mia maratona l’ho corsa a Firenze, meno di cinque mesi fa. Stamani continuano  a scorrermi davanti agli occhi, come credo a molti di voi, maratoneti e non, le drammatiche immagini di ciò che è accaduto in prossimità del traguardo alla maratona di Boston. Poche e crude sequenze ripetute all’infinito, che testimoniano un gesto abietto e vigliacco, come lo è qualsiasi atto terroristico. Nella mia mente si rafforza un pensiero, lo stesso che, sono certo, si sta facendo largo nella testa di molti maratoneti in tutto il mondo: il prossimo anno devo partecipare alla maratona di Boston. Il prossimo anno, però, è lontano e la strada di un podista è cosparsa di molte incertezze.
Intanto c’è una donna che proprio in questi giorni ha scelto la corsa per cantare il suo inno alla vita. Si chiama Ivana di Martino ed è una mia amica. Sì, lo dichiaro con orgoglio, con lo stesso orgoglio con cui da piccini ci si vanta di avere un cugino che promette di essere un futuro campione. Ivana però è già un campione: di coraggio, determinazione e volontà. Ecco in breve la sua impresa. Monzese di nascita e milanese d’adozione, 42 anni, madre di tre figli, Ivana Di Martino (che ha iniziato a correre a 11 anni) sta attraversando l’Italia di corsa: 21 mezze maratone, in 21 capoluoghi per 21 giorni consecutivi. Da Milano alla Sicilia, andata e ritorno. Tra le mete mi piace ricordare Medolla, in ricordo del sisma in Emilia e in Lombardia, le Cinque Terre per l’alluvione del 2011 e Brindisi in memoria dell’ordigno esploso davanti  all’Istituto «Morvillo Falcone» nel 2012 che causò la morte di una studentessa. Quest’ultima tra l’altro, per un capriccio del destino, è stata la tappa di ieri.  Ivana corre per sé e per il piacere di correre, ma soprattutto per somministrare il fuoco dei valori in cui crede: la difesa dei diritti delle donne (l’iniziativa è sostenuta dall’Associazione Doppia Difesa fondata da Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker che si occupa di accoglienza, assistenza consulenza psicologica e legale in favore delle donne vittime di ogni genere di violenza abuso e discriminazione) e la salute (l’atleta è stata operata due volte per problemi cardiaci ed è quindi monitorata attraverso i più moderni strumenti di telemedicina dall’equipe medica del Cardiologico Monzino per studiare gli effetti positivi dell’attività sportiva sui pazienti precedentemente affetti da cardiopatie).
La corsa di Ivana è anche una marcia verso una felicità che è fatta di leggerezza e di sottrazione. Perché in un’epoca dominata dalla sofisticazione, il semplice gesto di rullare le gambe su strade d’asfalto o sentieri sterrati ci restituisce la sensazione di essere animali in libertà e ci allontana dalle maschere dietro cui ci nascondiamo tutti i giorni. E in questa triste giornata il suo messaggio si alza in cielo forte più che mai.
Per chi fosse interessato, può seguire la mamma podista sulla pagina facebook.com/21voltedonna e sul suo blog http://21voltedonna.wordpress.com/. Oggi Ivana è a Potenza, il 17 a Napoli, il 18 a Campobasso, il 19 a L’Aquila, il 20 ad Ancona, il 21 a Perugia, il 22 a Firenze, il 23 a Medolla, il 24 a Venezia, il 25 a Trieste, il 26 a Trento, e il 27 gran finale con la Monza-Milano.

2 risposte a "Boston: al terrore rispondiamo con un inno alla vita"

  1. Le parole sono vane dinnanzi a un tale gesto. Parlare di crudeltà è riduttivo. Gli “inni alla vita”, invece, sono preziosi. Ci aiutano a ritrovare la positività e il desiderio di appartenere a un sistema che, se spesso appare insensato e talvolta atroce, ospita persone come Ivana, portatrici di passione, coraggio e amore per la vita. Forza Ivana!
    Paolo

  2. Che ignobile atto far esplodere bombe tra la folla assiepata lungo l’ultimo tratto della maratona. Erano a migliaia gli spettatori che applaudivano i maratoneti in una splendida giornata di primavera che si è trasformata così in una giornata di sangue. Un vile atto di violenza che suscita sdegno, qualunque sia la matrice terroristica interna o internazionale, non importa l’origine.
    Inno alla vita.
    Massimo

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