Giorgio Napolitano è un uomo che si è seduto per tutta la vita dalla parte sbagliata. Classe 1925, l’undicesimo e dodicesimo presidente della Repubblica ha attraversato tutte le stagioni della politica abbracciando posizioni che la storia ha ineluttabilmente bocciato: dallo stalinismo agli anni bui delle invasioni dell’Ungheria e Cecoslovacchia, dalla corrente migliorista alla fine del comunismo. Poi il Quirinale, che improvvisamente ha cancellato i fili di una storia da perdente e lo ha innalzato al ruolo di padre della patria. La saggezza solitamente contraddistingue chi, prima degli altri e non dopo, percorre le strade che conducono al futuro. La scaltrezza, invece, sorregge le figure che passano indenni sopra i propri errori. Napolitano non ha mai smesso di commetterne. Non ha saputo riformare il Quirinale e tantomeno il costume e la politica italiana. Anche l’invenzione Monti, da lui fortemente voluta per coprire il vuoto lasciato dai partiti e soprattutto per affrontare la crisi economica e il confronto con l’Europa, ha sortito gli effetti miseri e miserabili che conosciamo. Se oggi l’Italia è “costretta” ad affidarsi ancora a un uomo di 88 anni con un simile passato, a me non pare un buon segno. La retorica del “sacrificio” preferisco lasciarla al vocabolario di una classe politica inetta e pasticciona e di una stampa complice e altrettanto compromessa. Forse Napolitano sarà l’ultimo presidente di una lunga stagione costellata di errori e colpevoli ritardi. Forse siamo alla catarsi e dopo di lui potrà nascere un’altra politica, tutta da inventare. Forse.
Accoglienza, almeno a caldo, decisamente positiva dai mercati finanziari dopo la scelta del nostro presidente. Tutto allora è una farsa o una brutta storia, solo che quelli che stanno annegando siamo noi cittadini italiani. Quando veramente prendere in mano il nostro destino? Che amarezza!
Massimo
tutti appassionatamente insieme in un ormai scontato governo delle larghe intese. Monti se la ride, Berlusconi è soddisfattissimo e Bersani si commuove. Sembrerebbe una favola a lieto fine, invece è solo l’inizio di un film horror. Non c’è da rallegrarsi quando il futuro si tinge di tinte fosche.