Se si osserva il panorama economico globale, è facile rendersi conto che molti vecchi protagonisti sono stati spodestati dai nuovi: la Cina, prima di tutti, ma anche la Russia, l’India, il Brasile, l’Indonesia, il Sud Africa, la Corea del Sud. Alcuni di loro hanno già detto che l’epoca dei G8 è finita. Oggi si deve parlare almeno di G20. E in questo ipotetico governo delle potenze più industrializzate, Paesi come Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna non occupano più i primi posti.
Ma c’è anche una terra che sembra invece destinata a restare solo un grande forziere da depredare: l’Africa. Attraverso le sue immense ricchezze naturali, questo continente ha contribuito a finanziare due guerre mondiali e il progresso economico europeo. Al suo saccheggio permanente, grazie al quale l’Occidente si è impadronito di caucciù, oro, avorio, rame, bauxite, petrolio, uranio e forza lavoro a basso costo, ora si sono aggiunte le potenze asiatiche in ascesa, in particolare la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica dell’India che stanno facendo incetta di terreni fertili.
Certo, quella che si affaccia al 2013 è un Africa in profonda trasformazione, segnata dalla crescita del prodotto interno lordo di alcune sue Nazioni, ma anche dalle tante miserie mai risolte. Prima fra tutte la fame. Secondo il Rapporto elaborato dalla Fao, insieme all’Ifad (International Fund for Agricultural Development) e al Wfp (World Food Programme) nel 2012 sono stati 870 milioni i malnutriti cronici. A patire maggiormente sono proprio gli africani, dove gli affamati sono cresciuti da 175 milioni a 239 milioni. È migliorata invece di molto la situazione in Asia e passi avanti sono stati compiuti anche in America Latina. Sono terribili i dati riguardanti l’infanzia: ancora 2 milioni e mezzo di bimbi muoiono ogni anno e 100 milioni di loro sono gravemente sottopeso. Purtroppo la situazione non fa ben sperare: entro il 2050 i cambiamenti climatici potrebbero spingere altri 24 milioni di bambini nel baratro della fame, quasi la metà di loro vivono nell’Africa sub-sahariana. (Fonte: Wfp).
Secondo una consolidata leggenda, gli antichi cartografi romani designavano le zone inesplorate dell’Africa con la dicitura: hic sunt leones. Oltre la Tripolitania, la Numidia e la Mauritania cominciava l’ignoto. Sono passati duemila anni, ma quelle terre restano ancora sconosciute a tanti di noi. Eppure, come spiega da tempo il missionario comboniano Giulio Albanese, “l’Africa è la cartina di tornasole delle contraddizioni del nostro povero mondo”. È un continente sconfinato, come del resto i suoi problemi: dalla mancanza d’infrastrutture al deficit di democrazia, passando per la corruzione, il debito estero e, non ultimo, lo sfruttamento delle risorse naturali. Padre Albanese insiste su un punto: per risolvere questi drammi occorre prima di tutto sconfiggere certe malefiche opinioni. Come quella, ad esempio, che l’Africa sia povera, mentre in realtà è soltanto impoverita.
Muore un continente, si sente ripetere da decenni. E invece è ancora lì, pur con tutte le sue disgrazie e le sue sofferenze. Alcuni regioni sono riuscite perfino a dare vita a un’economia informale che ha sorpreso gli economisti delle grandi istituzioni finanziarie internazionali. E in alcuni Stati è attiva una classe intellettuale che rivolge incessantemente un messaggio al mondo occidentale, non con i toni di una supplica ma piuttosto con la forza della testimonianza: il nostro mondo è un villaggio globale. Chissà se la vecchia Europa, ora che sente la propria supremazia minacciata dalla vigoria di nuovi Paesi, non saprà riscattarsi da secoli di arroganza e malefatte. In fondo se sinora si è vissuto sopra le proprie possibilità è anche grazie al fatto che si sono sfruttate le ricchezze degli altri. Adesso è venuto il momento di restituire. Crisi o non crisi.
Non solo sfruttata , anche usata come discarica.
L’Africa, culla della storia e della preistoria, è stata sempre un rompicapo storico, geografico, etnico e culturale. E’ risaputo che l’Homo Sapiens abitò l’Africa prima di ogni altro luogo. L’arrivo degli europei fu però un disastro per le popolazioni africane. Sì, perchè secondo me esistono tante “afriche”, tante quante sono le culture africane e delle migrazioni in massa, poi c’è l’eterno problema degli aiuti. L’Africa è dotata di un patrimonio umano e naturale immenso, oggetto di un persistente sfruttamento da parte di paesi tecnologicamente avanzati.
Io spero che questo continente possa avere un ruolo fondamentale, com’è stato in passato, altrettanto importante per il suo futuro.
Massimo