Vivere con i libri #8. Aspettando i barbari, il caso Cucchi e l’ineluttabilità del male

Ieri sera, dopo aver appreso della sentenza riguardante la vicenda di Stefano Cucchi, ho deciso di rileggere Aspettando i barbari del premio Nobel Coetzee. Un libro amaro e dolente sull’impossibilità della giustizia nella storia. L’inevitabilità del male è raccontata attraverso la sofferta presa di coscienza del protagonista, mai nominato e definito unicamente attraverso il ruolo che riveste, quello emblematico di magistrato. Coetzee minimizza l’ambientazione della narrazione, negando ogni specificità storica e geografica ai fatti e inserendoli in una cornice di astrattezza metafisica che ne enfatizza l’universalità. Gli avvenimenti hanno luogo in una cittadella alla frontiera di un impero, dove il magistrato amministra la legge per conto di un governo lontano e imperscrutabile. Lì, ai confini, l’Impero manda i suoi soldati per “combattere” i fantomatici barbari che lo minacciano. La violenza perpetrata dall’Impero su i barbari catturati, in particolare su una giovane mendicante barbara di cui il magistrato si innamora, agisce in modo dirompente su una consapevolezza da lungo tempo maturata, ma tenuta a bada dal senso del dovere e dal rispetto del proprio ruolo. La violenza sul corpo della donna, su i corpi degli altri barbari, e che a sua volta verrà esercitata anche su quello del magistrato, è la violenza della storia e del potere costituito nei confronti dell’altro, del diverso, è il sopruso e la sopraffazione in nome di ragioni superiori che non hanno bisogno di essere dichiarate per essere riconosciute come valide. Si tratta insomma di un magnifico libro contro la tracotanza e il pregiudizio dei potenti che non smetterà mai di essere attuale in ogni angolo del mondo, laddove c’è qualcuno che cerca giustizia e invece incontra la legge. In queste ore, in Italia, mi pare un libro straordinariamente paradigmatico.

7 risposte a "Vivere con i libri #8. Aspettando i barbari, il caso Cucchi e l’ineluttabilità del male"

  1. È una vergogna, ma questi sono “Tempi bui” come dice la canzone del gruppo Ministri. Anche io mi segno il nome del libro.
    Continui così, sperando che le cose migliorino, forse.

  2. omicido colposo, cancellato il reato di abbandono, cancellate le botte. Evidentemente Cucchi si è menato da solo.. Lo stato non giudica se stesso e i suoi servi. Tra qualche mese quei poliziotti saranno al lavoro.

  3. L’Italia il male se lo porta dentro…se non da secoli, almeno dalle vicende oscure dei protagonisti della Prima Repubblica. Non direi che sia ineluttabile, nel nostro caso. Direi piuttosto che – anche se ancora non capisco il motivo – ci faccia comodo. O che ci siamo talmente assuefatti alla sua esistenza che tutto sommato ci vada bene così.

  4. La morte di Stefano, 31 anni, è già un fatto grave; se poi è sospetta la circostanza nella quale è avvenuta è ancor di più. Ora che è arrivata la sentenza si deve gridare allo scandalo e forse anche più.
    Massimo

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