Libero gelato in libero stato. Il declino di Milano in un cono

Quando è divenuto sindaco di Milano, contro le previsioni di molti, Giuliano Pisapia non poteva certo immaginarsi che un giorno sarebbe dovuto apparire di fronte alle telecamere dei telegiornali nazionali per spiegare che i milanesi possono gustarsi il cono gelato anche dopo la mezzanotte. Riassumo la vicenda per i distratti: a Milano da un paio di giorni ci si è scordati di tutti i problemi e si dibatte solo del cono gelato. Un’ordinanza del Comune scritta male e comunicata peggio vieta infatti, testualmente, «la vendita di cibi e bevande per asporto» dopo la mezzanotte, «per bar, ristoranti e artigiani» compresi «gli artigiani del gelato». Lo scopo dichiarato sarebbe quello di «dissuadere la formazione di assembramenti notturni sui marciapiedi di fronte ai locali». Apriti cielo! Silvio Berlusconi in persona è sceso in campo con un tweet: «Forza milanesi, avete ancora sei ore di tempo per gustarvi un gelato». Da lì in poi i social network sono impazziti e il sindaco Pisapia è stato travolto da tweet, ironie e proteste per tutto il weekend. Lui, non pago della pessima figura raccolta con quella maledetta ordinanza, ha rotto il silenzio e per rimediare all’autogol ha inserito la retromarcia. Ma lo ha fatto sfoderando un linguaggio da vecchia politica che neanche Mariano Rumor era mai arrivato a concepire. Ha detto che verrà chiarito ogni equivoco e che non c’è nessun coprifuoco e mai è stato previsto. Però l’ordinanza è stata firmata, allora tanto valeva dire: scusate, ci siamo distratti e abbiamo firmato un atto sbagliato.
Vabbè, qui archiviamo il problema del… cono, per non dire peggio. Ciò che invece merita di essere analizzato con molta più attenzione è la dinamica dell’accaduto. Un tam tam di tweet, a cui poi hanno fatto seguito approfondimenti sui blog, sui quotidiani online e infine sulla carta stampata, ha inchiodato il sindaco costringendolo a una ridicola e imbarazzante marcia indietro. Attorno alla questione del cono gelato i milanesi hanno sfoderato l’uso intelligente dei social e della Rete. La generazione di cittadini 2.0 ha ottenuto ciò che voleva grazie al web. Qualcosa di simile, in fondo, era accaduto anche in occasione dell’elezione di Pisapia, allorché le cosiddette Morattiquotes, ossia citazioni fasulle ma verosimili del sindaco uscente Letizia Moratti, cominciarono a circolare in rete alla velocità della luce. Cose tipo: “Pisapia mi ha detto che mi rubava un attimo, ma non me lo ha più restituito” oppure “Pisapia ti chiama al telefono, fa una pernacchia e mette giù”. Non si può affermare che Pisapia ha vinto le elezioni del 2011 grazie a questo, però le Morattiquotes hanno dato l’abbrivio a una tendenza.
Purtroppo i milanesi continuano invece a tacere e ignorare il sacco della propria città. La colossale operazione immobiliare partita nel segno dell’Expo 2015 (dedicato all’alimentazione!) si sta consumando nell’indifferenza. Nei quartieri Porta Nuova-Garibaldi, Fiera vecchia, Santa Giulia e Porta Vittoria metri cubi di cemento si alzano verso il cielo imbrattando una città che avrebbe avuto invece bisogno di spazi verdi e aria pulita. I milanesi sanno pasolinianamente tutto, conoscono i nomi dei responsabili politici, degli operatori immobiliari e dei finanziatori, eppure tacciono.
Certo, la città della concretezza è ormai un ricordo lontano, Milano da tempo è soltanto la capitale di un’economia frivola (moda) oppure impalpabile e inafferrabile (finanza) e per strada è più facile imbattersi in un leisure manager o un broker piuttosto che in un idraulico o un panettiere. Sarà anche per questo che la sola rivoluzione possibile è rimasta quella del cono gelato. A New York Occupy Wall Street. A Istambul Occupy Gezy Park. A Milano Occupy Gelato.

3 risposte a "Libero gelato in libero stato. Il declino di Milano in un cono"

  1. Milano è la capitale europea di cocaina, e il più importante centro di “distribuzione” di donne che, arrivate dall’est, vengono poi costrette a battere in giro per il nord Italia. Eppure, il problema più importante è il gelato. Mi verrebbe da dire che questo episodio è assurdo, ma purtroppo non è così: rappresenta perfettamente il nostro mondo, quello in cui viviamo ora…

  2. Acuta e ironica analisi del modo di fare di una città che poi è quello di tutta l’Italia…ci si scalda per piccolezze, viene da dire anche quando si consumano fredde e poi per le cose importanti non si scalda mai…un pò come tutta l’Italia che scenderebbe in piazza solo se abolissero il calcio…

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