Ci sono certi giorni in cui tutto va storto. Giorni durante i quali la sfortuna sembra essersi appiccicata addosso a noi e non volersene andare. In quei giorni, un giorno come oggi, per esempio, canto sempre una canzone, questa.
“Meno male che c’è sempre uno che canta/e la tristezza ce la fa passare/sennò la nostra vita sarebbe come una barchetta in mezzo al mare/dove tra la ragazza e la miniera apparentemente non c’è confine/dove la vita è un lavoro a cottimo e il cuore un cespuglio di spine!”. Il refrain de La ragazza e la miniera (magari non è una delle canzoni più note di De Gregori, eppure è una delle più belle, secondo me, un autentico capolavoro) conduce dritti dritti nel filone più alto della produzione degregoriana, quella dei grandi ritratti di vinti, emarginati e sbandati. Ne La Ragazza e la Miniera la vena “neorealistica” e lirica del Principe tocca l’apice. Ascoltate l’intero motivo e il suo refrain (come il suo accompagnamento a bocca chiusa): nessun’altra canzone italiana esprime in modo altrettanto poetico ed efficace la fatica di vivere. Di andare avanti, nonostante tutti e tutto.
Ironia.
Francesco De Gregori, oggi nel Corriere della Sera Online:
http://www.corriere.it/politica/13_luglio_31/de-gregori-non-voto-piu-cazzullo_ae273fd8-f9a2-11e2-b6e7-d24d1d92eac2.shtml
…che tempi… e pensare che De Gregori (De Andrè, e tanti altri) sottilizzavano il pensiero delle politiche lavorative in pieno “boom” economico con un paese a vele spiegate dove la crisi era un miraggio, dove le “tattiche” di immigrazione non erano necessarie e dove in pochi frugavano nei bidoni dell’immondizia.
E oggi? Tutti arricchiti?