Un Paese di chiacchieroni inconcludenti

“Dire molto per fare poco” titola un editoriale di Angelo Panebianco pubblicato oggi su Corriere.it. Questo è il passaggio principale: “Si aggiunga il vincolo che pesa su tutti i governi italiani: le nostre istituzioni premiano i poteri di veto, non il potere di decisione. Da qui la tradizionale politica degli annunci: «Faremo questo, faremo quello». Poiché, in realtà, si può fare poco, poiché c’è sempre qualcuno che può porre veti (si veda cosa è successo appena il governo ha cercato di mettere mano ai conti della Sanità), i governi, anziché fare, devono limitarsi a promettere che faranno”. Poche righe più avanti, l’editorialista prefigura già il declino dell’astro nascente Matteo Renzi: “Se non gli gettano la proporzionale fra i piedi forse vincerà le prossime elezioni. Magari riuscirà anche a stravincerle. E si troverà a seguire le orme di Berlusconi: grandi maggioranze, scarsi risultati”.
Tutto vero, tutto condivisibile. Diceva Talete di Mileto: “Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca, per ascoltare il doppio e parlare la metà”. Peccato, però, che ci abbiano concesso anche due mani, e in tanti si sono sentiti in diritto di scrivere, scrivere, scrivere… senza più ascoltare il Paese. Al Corriere ne sanno qualcosa. Oh, se ne sanno.

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