Uno degli aspetti drammatici meno evidenti dell’alluvione che ha colpito la Sardegna è il silenzio degli onesti. Il silenzio di quelle persone, studiosi o semplici appassionati, che già negli anni Sessanta e Settanta del secolo passato invocavano interventi atti a prevenire, a investire sulla tutela del suolo, a ridare il giusto valore al paesaggio. Alcune di quelle persone, penso ad Antonio Cederna, Giorgio Bassani, Renato Bazzoni, non sono più fra noi. Le loro battaglie si sono infrante contro il muro di gomma della cattiva politica e dell’indifferenza generale. Altri hanno semplicemente smesso di credere nella possibilità di un cambiamento, si sono rassegnati alla peggiore delle loro previsioni, ossia che in questo disgraziato Paese le cose non potranno mai cambiare in meglio. Così oggigiorno ogni disastro ambientale, magari provocato da fenomeni eccezionali ma le cui conseguenze sono sempre aggravate dalle dissennate politiche urbanistiche, è accompagnato soltanto dalle vuote, retoriche parole dei corvi istituzionali, corresponsabili a differenti livelli, e dalle inopportune denunce dei profittatori, cioè di chi si avvantaggia di situazioni eccezionali o delle altrui disgrazie per ricavarne guadagno, magari con un bell’editoriale, un libro o una comparsata in Tv. Giornalisti, opinionisti e commentatori di 50, 60 e anche 70 anni che non ricordo di aver mai visto in prima linea a battersi a favore dell’ambiente quando pochi prestavano attenzione a simili “bagatelle”. In questi giorni sfogliando le pagine dei più noti quotidiani leggerete pezzi intrisi di indignazione e di denuncia. Sono firmati da celebri editorialisti, a volte autori di titoli che negli ultimi anni hanno incassato molto bene in libreria. Ebbene, dopo aver dato la vostra adesione ai toni profetici di questi signori ponetevi una domanda: dov’erano venti o trenta anni fa, quando già si consumava l’atto finale del saccheggio al territorio italiano, ma tutti ancora danzavano e brindavano inebriati da un falso progresso che poggiava solo sul malcostume e la peggiore devastazione?
Un’altra domanda è: perché dopo la tragedia in Vietnam è stato affermato “potrebbe succedere anche in Italia” e non è stato fatto niente? Una tragedia annunciata, non vent’anni fa, ma poche settimane or sono, a cui nessuna azione ha fatto seguito. Le responsabilità precise esistono, alla faccia dei “colpa di tutti, colpa di nessuno”.
Il problema non è tanto quello di capire se se ne parla a sufficienza o meno. Il vero problema è che chi ne parla o non capisce bene quello che sta dicendo oppure lo capisce fin troppo bene tanto che poi usa quello che dice esclusivamente per far soldi a titolo personale e mai per risolvere i problemi che invece ci sono veramente.
I casi che riguardano lo stivale sono tanti, non si parla solo di alto rischio ambientale, purtroppo siamo vittime di veri e propri disastri ambientali finiti nell’oblio mediatico.
Si parla sempre meno di cambiamenti climatici in Italia distratti come siamo dalle beghe di Governo, e in tv o giornali si parla dei disastri ambientali dopo che sono avvenuti.
MASSIMO