Angelo Rizzoli si è spento a Roma, al Policlinico, all’età di 70 anni. Il Corriere della Sera annuncia la notizia così: “Angelo Rizzoli, ex produttore cinematografico, è morto a Roma. Aveva appena compiuto 70 anni. «Era ricoverato da tredici giorni nell’unità intensiva coronarica al Gemelli. È morto questa notte tra le mie braccia» dice la moglie Melania”. Ma non vi pare che manchi qualcosa? Per desiderio di un’informazione corretta e completa non si sarebbe dovuto scrivere: ex produttore cinematografico ed ex editore del Corriere? Al Corriere invece non citano neppure il fatto, alla stregua di un argomento sul quale è opportuno tacere.
La vicenda umana e imprenditoriale di Angelo Rizzoli riassume tutti i mali di quest’Italia. È la sintesi di quell’intreccio fra imprenditoria assistita, finanza ed editoria che ha stritolato la nazione fino a ridurla allo stato attuale. Fra i nemici storici dell’ex editore del Corriere ci sono nomi impronunciabili, imprenditori e banchieri che nessuno poteva permettersi allora e neppure oggi di avere contro. Di Angelo Rizzoli ho parlato mesi fa in un mio post. Ma se siete interessati a conoscere la sua versione vi suggerisco di leggere l’intervista che ha rilasciato nel 2010 a Stefano Lorenzetto. Questo è uno stralcio: “Loro, i cavalieri bianchi senza macchia, sapevano bene che soffro di sclerosi multipla dal 1963. E che cosa può fare un malato con tre ordini di cattura sul capo, spogliato di tutto – reputazione, affetti, aziende, patrimonio, passaporto – e privato della libertà per più di 13 mesi, di cui tre passati in cella d’isolamento, neanche un giorno d’infermeria, né visite mediche, né cure specialistiche, sbattuto da un carcere all’altro, prima San Vittore, poi Como, poi Lodi, poi Bergamo, infine Rebibbia, allo scopo di fiaccarne il fisico e lo spirito? Può solo morire”.
Ho lavorato nel Gruppo Rizzoli-Corsera nel periodo in cui “angelone” era al timone, il suo passo ai tempi non dava l’idea della solidità era un pò ondeggiante, ma certamente dopo tanti processi con altrettante assoluzioni, devo riconoscere che quest’uomo è più grande e massiccio della sua reale statura.
MASSIMO