Un piccolo mondo di egoismo, il nostro

Ogni mattina nuove notizie riempiono le nostre giornate.
Appena alzati, la radio o la Tv ci informano di un attentato in Afghanistan, o era il Pakistan? Mah… Nel frattempo sentiamo il profumo del caffè e freschi di doccia scivoliamo in cucina dove ci aspettano fragranti croissant.
Saltiamo in auto, ancora la radio: nuovi venti di guerra in Medio Oriente. Un drone di Hezbollah ha sorvolato la Palestina occupata, l’esercito israeliano ha reagito… Suona il cellulare, il primo appuntamento è stato rimandato alle dieci. Bene, possiamo prendercela con un poco più di calma. Dove eravamo rimasti? Ah sì, Israele… Eh no, ora si parla di un’immensa discarica abusiva di rifiuti elettronici rinvenuta in Costa d’Avorio. Le sostanze inquinanti hanno già contaminato il suolo, l’aria e l’acqua, chiarisce lo speaker…
Mah, accidenti la strada è bloccata, deve essere successo qualcosa. Tanto vale fermarsi all’edicola, di fianco c’è anche il bar, ci sta un altro caffè prima di cominciare la giornata. Apriamo il giornale, il solito incidente sul lavoro. Dove? In Bangladesh. Fra le vittime ci sono anche ragazzini, che vergogna! Leggiamo distrattamente… Esattamente dove si trova il Bangladesh?
Mentre sorseggiamo il secondo caffè il pensiero corre al cliente che incontreremo fra poco: un tipo tosto, che non ama troppi salamelecchi, per convincerlo a firmare occorrerà essere concreti. E allora è meglio affrettarsi, così magari prima di riceverlo ripasseremo le carte.
La mattinata scorre veloce, tra appuntamenti, strette di mano e telefonate. Alla pausa del pranzo decidiamo di staccare con le chiacchiere e ci rifugiamo nella solita tavola calda dove tutti si conoscono, ma quasi nessuno si parla. Mangiamo un po’ troppo frettolosamente (eppure il medico ce l’ha detto che dobbiamo masticare bene, sennò poi lo stomaco…) e riapriamo il giornale. Pannella digiuna per le condizioni drammatiche in cui sono costretti a vivere i carcerati… Come? Ancora?
Passiamo alle pagine sportive, e l’occhio cade su un titolo: “Cina, allenamenti shock sui bambini-atleti”. Il servizio è accompagnato da foto che ritraggono piccoli in lacrime costretti a duri esercizi di perfezione, una specie di reclusione che allontana dal gioco e da un’infanzia serena. Squilla il cellulare, è nostra figlia.
– Ciao tesoro, che c’è?
– Sto tornando da scuola, papà. La mamma mi ha detto che oggi devi venire tu a prendermi in piscina. Ricordarti, eh!
– Sì, sì, non ti preoccupare… Ah, tutto bene con gli allenamenti? Pronto? Mi senti?
Niente, ha già riattaccato. Il resto della giornata ci riserva qualche scocciatura con un fornitore in ritardo, la solita riunione inutile e l’ultima telefonata, quella della segretaria del direttore, che con toni un po’ bruschi ci convoca per la mattina successiva. Che vorrà? Boh, ci penseremo domani.
La sera ci attende fra le sicure mura domestiche. E stretti in questo caldo pensiero sfiliamo senza accorgercene di fianco al solito lavavetri rompiscatole.
Siamo un piccolo mondo di egoismo, chiusi nel nostro particolare. Intanto il mondo fuori bene o male continua a girare.

2 risposte a "Un piccolo mondo di egoismo, il nostro"

  1. Disamina perfetta del ciclo giornaliero, direi di un pragmatismo ineccepibile.
    Domanda: si può fare diversamente??
    FERMATE IL MONDO VOGLIO SCENDERE!
    Impossible.
    Stiamo tuti dentro un grande tritatuto, purtroppo.
    MASSIMO

  2. Forse non c’è un mondo esterno, ma tanti piccoli mondi di egoismo. Poi chissà, forse qualcuno dona sé stesso agli altri e diventa un piccolo mondo di altruismo. Ma piccolo mondo resta.

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