A Milano domenica scorsa si è disputata la 14esima edizione della Maratona, un evento sportivo che in ogni angolo del mondo si trasforma in una festa colorata, non solo per chi corre ma anche per chi vi assiste, mentre nel capoluogo lombardo si trasforma in un’eterna lotta tra i podisti e gli automobilisti. Qualche anno fa, nel disperato tentativo di attenuare l’impatto della manifestazione sulle vie cittadine, è stato deciso dagli organizzatori di trasferire la partenza nell’area fieristica di Rho-Pero. Grazie a questo colpo di genio quasi metà della gara viene corsa lungo anonime strade di avvicinamento a Milano e altrettanto anonimi viali di periferia. Gli stessi organizzatori, arrendendosi all’evidenza, ossia che le iscrizioni non aumentavano di anno in anno, anzi semmai calavano, al contrario di ciò che accadeva altrove, si sono inventati le staffette: squadre composte da 4 partecipanti che correndo circa 10 km ciascuno completano il percorso della maratona lungo 42,195 km. Un’iniziativa che ha il lodevole intento di avvicinare alla corsa anche chi non ha nelle gambe le lunghe distanze, ma che nulla ha a che fare con un’autentica maratona e soprattutto con lo spirito di questa disciplina che ha proprio nella fatica e nella sfida alla sofferenza e alla resistenza la sua stessa ragione di esistere. Risultato: a Milano la maratona non decolla, gli iscritti restano sempre pochi e anche l’aspetto agonistico della manifestazione latita poiché gli atleti di élite preferiscono partecipare a gare più blasonate. Per comprendere la modestia della gara milanese può essere utile fare qualche raffronto con la Maratona di Parigi che tradizionalmente si disputa lo stesso giorno dell’anno. Cominciamo dai numeri. A Parigi domenica scorsa hanno tagliato il traguardo 39.115 maratoneti, a Milano 3.551 (meno del 10%). A Parigi ha gareggiato e vinto Kenenisa Bekele, tre volte campione olimpico e cinque volte campione del mondo nei 5.000 e 10.000 m. A Parigi la gara parte dagli Champs-Élysées, con veduta verso l’Etoile con l’Arco di trionfo, e si dirige verso il centro attraversando Place de la Concorde con il suo obelisco. A Milano, come già detto, la gara parte fra i padiglioni della Fiera di Rho-Pero (che senza ricorrere all’iperbole di Grillo “ma chi c..zo ci viene a Rho?”, è oggettivamente un’area dal fascino assai modesto) e si dirige verso viali desolati fra cantieri, svincoli, autostrade e ferrovie. A Parigi lungo le strade della città si animano circa 100 spettacoli musicali. A Parigi, sempre lungo le strade, gli abitanti e i turisti si radunano a migliaia per salutare, festeggiare e incoraggiare il passaggio dei maratoneti. A Milano, salvo alla zona di arrivo, si corre fra la disattenzione assoluta dei cittadini; al più si ricevono gli insulti degli automobilisti spazientiti e maleducati. A Parigi tutto il percorso è riservato esclusivamente ai podisti; a Milano in alcuni tratti i podisti sono costretti a condividere metà della strada con le automobili. Serve aggiungere altro? Non credo. Ah, se non abitate a Milano e ieri avete letto qualche articolo sulla Gazzetta dello Sport o sul Corriere della Sera in cui si celebra la splendida festa della Maratona di Milano, non dimenticate che RCS è l’organizzatore della manifestazione.
In Toscana le maratone di firenze e pisa come organizzazione e partecipazione la fanno decisamente in capo a Milano, poche storie…ed entrambe sono in pieno centro cittadino.
E guai a proporre percorsi più periferici, che organizzazione e commercianti si rivoltano.
che c’è da commentare? i soliti italiani? siamo in Italia?