Cosa stia accadendo è fin troppo evidente. Con la firma posta dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al decreto Sblocca Italia, approvato in Consiglio dei ministri qualche settimana fa, si rinforza quel virus malefico che è stato instillato nel corpo del Paese da decenni. Il decreto, ha sottolineato il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, è stato concepito «per far ripartire l’edilizia, ridando fiato al settore e sbloccando le innumerevoli opere ferme per intoppi burocratici». In realtà si ridarà fiato alla cementificazione del paesaggio italiano, già tanto sfigurato, proprio mentre altri esponenti del governo si pavoneggiano in Tv e sulla stampa annunciando di voler puntare sul turismo culturale. Un governo bicefalo, che con una mano dissipa la materia prima del turismo stesso e a voce sostiene la bellezza del Paese, oppure un governo di furbetti? Ancora cemento e opere inutili nello Sblocca Italia.
Monthly Archives: settembre 2014
Expo 2015: di briccone in briccone si avvicina la kermesse
Ci risiamo. Expo 2015 torna a far parlare di sé per appalti truccati e corruzione. L’ultimo furbetto finito sotto la lente dei pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio è Antonio Acerbo, 65 anni, direttore Construction del Padiglione Italia e commissario delegato di Expo 2015 in relazione al progetto “Vie d’acqua”, ora indagato per corruzione e turbativa d’asta. Acerbo è stato direttore generale del Comune di Milano con la giunta Moratti. L’indagine in cui è rimasto coinvolto è una tranche dell’inchiesta che lo scorso maggio ha portato agli arresti, tra gli altri, di Gianstefano Frigerio, Luigi Grillo e Primo Greganti. Inchiesta riguardante una serie di irregolarità negli appalti di Expo e della sanità lombarda e che avrebbe accertato la presenza della cosiddetta ”cupola degli appalti”. Insomma, Expo 2015 si rivela sempre più per quello che è: una ghiotta occasione per manigoldi di ogni specie. Eppure proprio in questi giorni su Tv, radio e giornali è partita la grancassa per la vendita dei biglietti d’ingresso alla kermesse. Conduttori televisivi e radiofonici in brodo di giuggiole, pronti a magnificare il “grande” evento. Gli scandali? Echissenefega!!! L’Italia deve ripartire! D’altronde anche il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha detto che le indagini devono fare il loro corso (bontà sua), ma i lavori non si possono fermare. Dunque, arrivederci al prossimo briccone.
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Un tifo accecante
Non parlo mai di calcio, e mi sorprende tornare a farlo per la seconda vota in soli due giorni. Fatto sta che oggi mi sono imbattuto occasionalmente nel blog di Maurizio Crippa ospitato su Foglio.it. Il blog si chiama Zeru Tituli, tanto per non lasciare spazio ai dubbi. Ora, va bene la fede calcistica, ma leggete un po’ cosa ha scritto Crippa nel suo post intitolato Squinzi Jones:
Ma a Crippa nessuno ha mai parlato di un certo Tronchetti Provera?
Daniza, chi?
Ancora poco e non sentirete già più parlare di Daniza. E neppure delle altre decine di orsi che si aggirano fra le valli trentine e le regioni confinanti. Non ne sentirete più parlare almeno fino a un nuovo incidente, o a un fatto che scateni quella forma di animalismo alla Disney dei giornalisti e, a cascata, dei lettori. Dimenticatevi le due pagine dedicate al “caso Daniza” dal Corriere, dimenticatevi i servizi al Tg1 e gli editoriali dei “famosi”. Dimenticatevi la “rivolta” sul web (l’ennesima, per la verità), gli internauti che hanno insistentemente postato e twittato sono tornati a occuparsi del look di Belen e i selfie di Balotelli (continua…) Daniza presto dimenticata.
Siamo in piena Zazite
Prima è arrivato il Corriere, che nell’intervista pubblicata lo scorso 12 settembre l’ha definito “l’uomo nuovo della nazionale”. Ieri si è accodato, strano per uno che di solito si chiama fuori dal coro, pure Giuliano Ferrara. Il direttore del Foglio si è speso in un autentico atto d’amore per lui, indicandolo come un nuovo tipo di italiano di cui il Paese ha bisogno. Lui è Simone Zaza, calciatore del Sassuolo, chiamato in Nazionale dal nuovo Commissario tecnico Conte. Vediamo quali sono i pregi che hanno fatto rapidamente salire le sue quotazioni:
1) non ha la patente. “Non ho mai avuto l’esigenza – ha dichiarato al Corriere. – Il mio migliore amico, Francesco, lavora qui vicino e mi porta in giro lui” (capirai! Pure io mi sarei liberato dell’auto da chissà quanto tempo se avessi l’amico chauffeur);
2) a cena preferisce andare con la mamma (tornano di moda i bamboccioni!);
3) è di Policoro (Matera). Embè, che razza di merito sarebbe?
Ferrara lo dipinge come un “orco angelicato”, un “ragazzone non carino, ma simpatico e amabile”. Per il Corriere addirittura è già il cocco d’Italia. Che palle! Siamo al solito personaggio montato ad arte dalla stampa. Serviva un anti-Balotelli, eccovelo servito. Non cascateci, vi prego! Zaza forse è un buon giocatore, magari anche un bravo ragazzo, ma se proprio sentite la necessità di un eroe, cercatelo altrove.
Zaza non ha il Cayenne e probabilmente non si gongola lungo le spiagge di Formentera con i boxer arrotolati sulle cosce. Però quella teoria di tatuaggi sulle braccia la vedo solo io?
Daniza, l’orsa che viveva nel paese sbagliato

L’orsa Daniza arrivò in Trentino il 18 maggio del 2000. Si trattava di una femmina di 4 anni prelevata insieme ad altri quattro orsi (Kirka, Masun, Jose e Irma) nella riserva slovena di Kocevje per rinforzare la popolazione italiana. – Foto: Archivio Giunta Provinciale di Trento
Parecchi anni fa, negli uffici romani del Wwf circolava questo aneddoto. Durante un ricevimento che seguiva una dotta conferenza, una signora ingioiellata si avvicinò a un celebre naturalista francese e gli chiese: “Ma in fondo, professore, a cosa serve una lince?”. Lui la osservò pensieroso e con calma rispose: “A niente, signora. Proprio come Mozart”.
Anche Daniza, in fondo, non serviva a nulla. (continua…) Daniza, l’orsa che viveva nel paese sbagliato.
La cultura della sottrazione
Quasi sempre, è meglio cancellare, togliere, piuttosto che aggiungere. Da noi la sottrazione è vista spesso come negativa, ma nel pensiero orientale ha anche una valenza positiva, di rinascita. Nel Bardo Thodol, il Libro dei morti tibetano, la liberazione dal samsara è il completamento di quest’atto di sottrazione. Negarsi la reincarnazione e sottrarsi al ciclo karmico delle nascite e delle morti è la massima prova possibile, attraverso la quale un uomo completa la sua fuga dalla vita (dalle vite passate e da quelle in potenza future)… La cultura della sottrazione.
E se la smettessimo di volere di più?
La crescita economica è stata il solo e unico faro che ha guidato per decenni i Paesi del capitalismo avanzato, l’obiettivo da perseguire con ogni mezzo. Ma il prezzo che si è dovuto pagare è stato altissimo. Ecosistemi distrutti, paesaggi devastati, aree urbane isterilite. Per non parlare dei costi umani. Da un lato del pianeta sono emerse nuove forme di schiavismo, dall’altro lato si sono consolidati modi di vita alienanti.
Da tempo, però, una fetta di mondo ha messo in discussione alcuni idoli dei nostri tempi, a cominciare dal mito della crescita e dalla fede nel Pil… (continua) E se la smettessimo di volere di più?.