Giorni fa, D’Alema ha rispolverato il termine “padroni”; Renzi, invece, preferisce definire gli imprenditori “lavoratori”. Secondo molti osservatori questo scontro dialettico mette in luce la distanza ormai profonda fra le due anime del Pd. Balle!
Ci sono gli imprenditori, cioè quelli che creano lavoro, reinvestono gli utili in azienda e conducono la loro impresa senza calpestare i diritti degli altri. Ci sono perfino gli imprenditori illuminati, che danno vita a luoghi di lavoro all’avanguardia, dove è piacevole stare, luoghi che concorrono al benessere dell’intera comunità.
E ci sono i padroni, cioè quelli che se ne fregano della comunità e non creano ricchezza, se non per se stessi. Sono quelli che gli utili, anziché reinvestirli in azienda, li usano per speculare in borsa, che calpestano sistematicamente i diritti, spostando il lavoro duro dove non ci sono tutele e offrendo salari da fame; sono quelli che non competono attraverso la qualità del prodotto, ma grazie agli amici politici che finanziano e si ingraziano, e che non si fanno scrupoli a subappaltare alle imprese in mano alla criminalità organizzata.
Io della prima categoria non ne ho conosciuti molti, e voi?
Monthly Archives: ottobre 2014
I crediti poco chiari dell’ex ministro dell’ambiente Corrado Clini
Con queste parole Greenpeace, Legambiente e WWF commentavano nel 2011 la nomina di Corrado Clini alla guida del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del mare del Governo Monti, sì, quello che doveva salvare l’Italia, proprio quello.
“Al dottor Clini vanno le nostre congratulazioni per il prestigioso incarico che gli è stato conferito. Ci aspettiamo che il suo impegno nel gabinetto Monti possa segnare una svolta positiva e un cambio di direzione nelle politiche italiane sull’ambiente (…) Ci auguriamo che il nuovo ministro possa segnare una sostanziale discontinuità, per riuscire finalmente a battere gli interessi degli inquinatori, nell’interesse generale del Paese. Ci aspettiamo che da profondo conoscitore della macchina ministeriale, Clini possa restituire anche il ruolo e il profilo da protagonista che il Ministero dell’Ambiente ha perso negli ultimi anni e rilanciarlo come dicastero strategico per uscire dalla crisi economica, dando un vigoroso impulso alla green economy e affrontando seriamente il dissesto idrogeologico”.
Alla luce delle notizie riportate oggi dal Corriere della Sera, «Appalti fasulli da 200 milioni. Così Clini si intascava il 10%» quelle parole suonano davvero strane. L’ex ministro, già coinvolto nell’indagine avviata a Ferrara, culminata con il suo arresto a giugno, arresti domiciliairi revocati un mese e mezzo dopo, ha attraversato quasi tutti gli episodi controversi e i tanti disastri ambientali in Italia, essendo stato direttore generale del Ministero dell’ambiente dal 1992 al 2011, carica a cui è tornato nel 2013, una volta cessata l’esperienza di ministro. Si è occupato, tra l’altro, della vicenda Acna di Cengio, dell’Enichem di Manfredonia e dell’Ilva di Taranto, tutti casi di cui c’è ben poco per andare fieri. Era anche già stato sfiorato dalle cronache giudiziarie tra il 1996 e il 1997, quando fu indagato dalla procura di Verbania per l’inquinamento prodotto da un impianto di incenerimento di rifiuti della società svizzera Thermoselect. Clini, difeso dall’avvocato Carlo Taormina, chiese ed ottenne di trasferire il processo al Tribunale di Roma. Dopodiché la sua posizione fu completamente archiviata. Si è occupato professionalmente di biocarburanti e di rifiuti. Riguardo a questi ultimi, i rifiuti appunto, è stato al centro pure di una vicenda oscura, all’epoca denunciata dai missionari comboniani e dal Corriere della Sera. Nel 2007, una società italiana, la Eurafrica, aveva proposto la redazione di un progetto per il risanamento della discarica di Dandora (a soli 8 chilometri dal centro di Nairobi, la più grande di tutta l’Africa orientale) pagato 700mila euro dal ministero dell’ambiente italiano. Secondo una denuncia presentata da padre Alex Zanotelli, un prete che a Nairobi ha speso una vita a fianco delle popolazioni più povere, quella società e quell’operazione presentavano moltissimi dubbi. Corrado Clini, che personalmente promosse il progetto come direttore del dicastero, rispose alle accuse dei comboniani con toni sprezzanti, scrivendo, dopo il blocco dell’intervento, una lettera a Paolo Mieli, allora direttore del Corriere, che si chiudeva così: “Forse disturbiamo “the lords of pauperty”, i cosiddetti benefattori di professione, che vivono sulla miseria dei disperati?”.
Ora, le indagini di queste settimane faranno il loro corso. Ma una domanda sorge spontanea: quali erano secondo le associazioni ambientaliste i crediti di Clini, tali da far loro sperare che avrebbe potuto restituire quel “ruolo e il profilo da protagonista che il Ministero dell’Ambiente ha perso negli ultimi anni e rilanciarlo come dicastero strategico per uscire dalla crisi economica”? Avete una risposta, anche di seconda mano?
Niente carbone a Porto Tolle. Niente carbone in Italia.
Genova, La Spezia, Marghera e Fusina (Venezia), Bastardo (Perugia), Torrevaldiga Nord (Civitavecchia), Sulcis (Carbonia Iglesias) e Brindisi Sud, tutte di proprietà Enel; Brescia e Monfalcone di A2A; Brindisi Nord di Edipower; Vado Ligure (Savona) di Tirreno Power; Fiume Santo (Sassari) di E.On.
Sono queste le 13 città italiane che ospitano una centrale a carbone.
Sono questi i nomi delle 5 società che le gestiscono.
Gli ex amministratori di Enel, Franco Tatò e Paolo Scaroni, sono stati condannati per disastro ambientale. Tirreno Power è sotto inchiesta per disastro ambientale e omicidio colposo. Il direttore della centrale E.On è indagato per inquinamento.
Il carbone è una fonte di energia sporca… Niente carbone a Porto Tolle. Niente carbone in Italia.
La presunzione del Panda e la lezione di Goffredo Parise
È stato presentato a Milano il rapporto 2014 Living Planet, decima edizione della pubblicazione edita ogni due anni dal Wwf. Lo studio esamina lo stato del pianeta e in particolare analizza le popolazioni di oltre 10mila specie di vertebrati. Secondo il Report, molte di queste si sono più che dimezzate negli ultimi 40 anni.
Qui potete scaricare una Sintesi del lavoro.
http://awsassets.wwfit.panda.org/…
I numeri confermano che l’umanità sta chiedendo sforzi troppo grandi alla Terra e che dunque è essenziale “svilupparci in modo sostenibile e creare un futuro dove le persone possano vivere e prosperare in armonia con la natura” come ha affermato Marco Lambertini, direttore generale di Wwf International.
Cosa si debba intendere per sviluppo sostenibile resta ancora una questione aperta, che spesso viene reinterpretata dal soggetto che la promuove. Al riguardo mi siano consentite due riflessioni sulla presentazione italiana del rapporto… La presunzione del Panda e la lezione di Goffredo Parise.