E noi che siamo come cani, senza padroni

Giorni fa, D’Alema ha rispolverato il termine “padroni”; Renzi, invece, preferisce definire gli imprenditori “lavoratori”. Secondo molti osservatori questo scontro dialettico mette in luce la distanza ormai profonda fra le due anime del Pd. Balle!
Ci sono gli imprenditori, cioè quelli che creano lavoro, reinvestono gli utili in azienda e conducono la loro impresa senza calpestare i diritti degli altri. Ci sono perfino gli imprenditori illuminati, che danno vita a luoghi di lavoro all’avanguardia, dove è piacevole stare, luoghi che concorrono al benessere dell’intera comunità.
E ci sono i padroni, cioè quelli che se ne fregano della comunità e non creano ricchezza, se non per se stessi. Sono quelli che gli utili, anziché reinvestirli in azienda, li usano per speculare in borsa, che calpestano sistematicamente i diritti, spostando il lavoro duro dove non ci sono tutele e offrendo salari da fame; sono quelli che non competono attraverso la qualità del prodotto, ma grazie agli amici politici che finanziano e si ingraziano, e che non si fanno scrupoli a subappaltare alle imprese in mano alla criminalità organizzata.
Io della prima categoria non ne ho conosciuti molti, e voi?

6 risposte a "E noi che siamo come cani, senza padroni"

  1. La parola “padroni” a me rievoca quella vecchia strategia di contrapporre i datori di lavoro agli operai generando odi e invidie. L’operaio si sentiva sfruttato e il padrone (del secondo tipo) si riteneva in diritto di farlo. Un giochetto p0sicologico che è durato molti anni, come quell’altro, quello delle trattenute in busta paga, che ingenuamente l’operaio riteneva se le intascasse il padrone. Quando invece si prese coscienza che quei soldi l’imprenditore li versava ai vari enti statali, allora si ebbe un quadro più chiaro. Pian piano le due parti si sono rese conto che l’una aveva bisogno dell’altra e che conveniva allearsi per mantenere salvo il posto di lavoro e la ditta dalla voracità dei signori della politica.
    Credo che questi signori abbiano fatto ampiamente il loro gioco (i politici), ci abbiano preso in giro per parecchi anni, creato parecchi danni e che sia arrivato per loro il momento di ritirarsi ordinatamente e in silenzio, come ci insegnavano una volta.

    Decisamente sono pochi gli imprenditori del primo tipo, io ne vedo, qualcuno è resistito, altri li guardo negli occhi e vedo la loro tristezza nell’aver dedicato fatica e anni di costante impegno, ed essersi visti sfilare di mano le loro imprese. Hanno resistito fino all’ultimo ma hanno perso tutto, hanno dovuto dire agli operai che non potevano fare più nulla e sono diventati loro stessi operai per sbarcare il lunario.

    Gli altri, i padroni, non hanno dato niente alla comunità, all”Italia ma hanno arraffato più che potevano come molti politici (che anche lì bisogna fare un distinguo), arroganti e prepotenti spendevano i loro soldi cambiando auto ogni 2 anni, comprando sesso nei night, investendo in cose fasulle in vari settori, tanto per far quadrare i bilanci e far sparire il nero.
    Ha ragione chi ha detto che l’Italia intera si fonda su un sistema mafioso, perchè tutti siamo stati in qualche modo consenzienti, anche solo accettando lo sconto dal dentista che non emetteva la fattura, o lo scontrino, facendo un doppio lavoro.
    A me queste chiacchiere sembrano un modo per intralciare e distrarre l’attenzione, un disperato tentativo di rimanere aggrappati a qualcosa che non c’è più. Buonanotte

    • Carissima Guenda non ci conosciamo ma cogliamo l’occasione per farlo. Le tue parole potrei averle pensato e scritte io stessa, tanto le concordo e le approvo in pieno. Il Re ora è nudo, tocca a noi rivestirlo, ma noi consenzienti mafiosi, occultatori del colore”nero” che tanto ha divagato nel nostro Paese, siamo stati muti e zitti e lo siamo purtroppo ancora. Nell’esercizio del voto, depositando l’uovo in una scarna e tetra urna elettorale abbiamo permesso nei decenni uno sfacelo tale che difficilmente sarà sanabile con la sola buona volontà. Tutte quelle categorie di piccoli/medi imprenditori che hanno lavorato e non hanno mai fatto fattura andrebbero scudisciati e noi con loro, per aver accettato tacitamente l’accordo mafioso. Perchè anche se non abbiamo buttato bombe o ucciso i figli dei killer mafiosi (parlo di gente comune, di gente come io e te….) abbiamo contribuito a far scatenare un modus vivendi da definire oltraggioso nei confronti della brava gente. O del pensionato che non arriva a fine mese con la proprio minima pensione e deve andare alla Caritas a pranzare. E per fortuna che può accedere ad un pasto caldo! Vergogna!! L’articolo scritto da Michele è molto importante e sono contenta di essermi iscritta nel suo spazio! Un caro saluto a te Guenda e a Michele. Fabiana Schianchi.

      • Ricambio i saluti e la cortesia, ma non condivido pienamente il tuo discorso, non è così semplice la faccenda, ma è frutto di anni e anni in cui le persone sono state educate con la paura, i sensi di colpa, la punizione, e la bugia.
        Chiariamo che tra quelle persone che vanno alla Caritas a pranzare non ci sono solo i pensionati, ma TUTTI: dalla casalinga all’operaio, all’imprenditore all’immigrato. Tutti insieme nella povertà, ma anche nel vero senso che ha la vita fatta di necessità e bisogni veri, non di tutta quella ricchezza apparente che in realtà ci ha reso solamente schiavi di noi stessi e dei nostri falsi bisogni, un vero e proprio sfruttamento per un guadagno facile attraverso l’inganno.
        Io non rimpiango il passato come fanno molti che hanno nostalgia, ma ci guardo e cerco di leggere dove sta l’errore ed è lampante che mancano alcuni presupposti nella società attuale: il senso della misura e l’onestà in primis.

        La finzione. Ne ho conosciuta di gente che faceva il gradasso e senza distinzioni di classe o di ruolo, apparentemente esibivano una ricchezza fatta di niente, ottenuta attraverso mutui e lising, ma un ottimo specchietto per le allodole per chi crede nel guadagno facile e ha convinto anche molti giovani a comprare adesso per pagare fra sei mesi, come se fra sei mesi i soldi in qualche modo ce li avessi…vabbè
        Sono cresciuta in una famiglia veneta in cui il concetto era: mai fare il passo più lungo della gamba, fai ciò che puoi con quello che hai e con il minimo debito. Ma c’è stato un momento in mezzo a tutta questa bagarre che mi sono sentita una “diversa” solo perchè mi accontentavo e invece di avere un armadio stracolmo di vestiti (tanto metto sempre gli stessi) preferivo avere qualche libro in più. Che poi quelli che leggono o scrivono sono dei sapientoni e basta (pregiudizio) che non producono nulla di concreto e vogliono saper tutto loro…

        E la parola d’onore! Una volta bastava prendere un impegno a parole per sentirsi obbligati a rispettarlo, per una questione etica. Ora come ti giri ti pugnala chiunque alle spalle. È una vera schifezza quello che siamo diventati come società, volgare e senza alcun ritegno e molti che hanno un ruolo pubblico, qualunque esso sia, stanno dando il peggio di sè e vogliono far credere che quella sia la normalità alle nuove generazioni.
        Ma molti ragazzi non sono così stupidi come questa gentaglia vuol far credere, come tutti quegli opinionisti che si spacciano come esperti alla TV, che ogni volta che mi capita (di rado) di sentirli mi fanno fare delle grasse risate per le mediocrità che sparano, e sono pure convinti di ciò che dicono!!! 😆
        I ragazzi sono solo molto confusi e disorientati da adulti che sono più immaturi di loro, ma vedi un po’ che cosa sono capaci di fare, i giovani, appena riescono a mettere insieme le cose…

        Ti voglio raccontare un aneddoto: un giorno una mia amica con la madre e una tipa sua coetanea (sui 35 anni) stanno parlando di alcuni casi di suicidio accaduti nelle vicinanze di persone giovani, discutendo sulle motivazioni che possono portare a prendere una decisione così drammatica. Si parla del fatto che i giovani appaiono infelici, insoddisfatti, delusi, amareggiati pur avendo molto a disposizione, mezzi, libertà di movimento, possibilità di realizzare desideri…
        La tipa ha una figlia adolescente e conferma che anche sua figlia è sempre scontenta, non esce quasi mai, si annoia di tutto…
        Detto questo se ne esce con queste parole: “Eh ma adesso vado a casa e me la abbraccio, me la coccolo, la bacio e poi…ci facciamo una canna insieme!”
        0_0 ma dico….è normale avere genitori come questi? E poi ci permettiamo di giudicare i nostri figli?
        La madre della mia amica dopo che la tipa è andata via, le chiede: “ma cosa intendeva? Che si fumava la marijuana con la figlia?” “Eh sì mamma” le ha risposto sconcertata la mia amica e la madre “ma in che mondo di matti siamo finiti? La madre che FA quello che dovrebbe insegnare alla figlia a NON fare?!
        Vedi un po’ te 😀
        Ciao e buona giornata e allegria! come diceva Mike Buongiorno che è meglio riderci sopra che c’è anche di peggio…

      • Guarda ti dico solo che sono molto felice di conoscerti! Le cose scritte purtroppo non emergono nella sua pienezza, ci sarebbe tanto da dire, anch’io sono stata educata a non fare debiti o rate, laddove possibile, compro sovente ai mercatini dell’usato o al mercato di città, e non me ne vergogno di certo! Ma ciò che scrivi, lo condivido al cento per cento. Io ho 50 anni, i miei genitori erano contadini ed il mio povero papà, per siglare un accordo, come la vendita di una mucca, di un vitello, di uva o altri generi della sua terra, sputava nella mano e l’altro, il compratore contadino pure. Una parola data con lo sputo era un rogito, io sono di questa stirpe qua. Se vuoi leggere di me, se hai tempo e voglia, argomenti molto vicini al tuo pensiero, puoi trovarmi nel mio spazio. Ci si conosce anche così per caso, nel salotto di un’altra gentile persona come Michele. Io credo poco alle amicizie virtuali, con qualche persona mi trovo meglio che con altre a dialogare in modo muto, però il mio motto è : cercare la verità e dirla sempre. Costi quel che costi. Spero di averti tra i miei lettori! Un abbraccio, Fabiana.

  2. L’imprenditore o titolare d’azienda, o capitano d’industria, o manager, o proprietario di una o più aziende è il Primo Lavoratore della sua impresa. Per ciò che ho ricevuto come insegnamento io, il “padrone” inteso come quella persona che non gioca in borsa,o con le borse degli altri non si approfitta dei lavoratori e non li tratta come pezze da piedi, è il primo ad arrivare al mattino ed è l’ultimo a chiudere bottega la sera. Il titolare collabora con i suoi dipendenti o collaboratori per il bene comune dell’azienda. Qualora non lo facesse si taglia per primo i testicoli, quando i giocatori non giocano bene e la squadra non lavora in una direzione univoca, la squadra perde, non vince il campionato e se ne torna mesta mesta a casa. In questo caso, a casa(scusami il giro di parole) ci va anche il nostro padrone però! Uno per tutti, tutti per uno. Dopo questa precisazione, il signor Matteo non mi piace e non mi incanta più come all’inizio. Parla e promette troppo: troppe parole e pochi fatti, non portano nessuno di loro e di noi da nessuna parte. Bell’articolo, mi fa pensare! Buon pranzo, Fabiana.

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