C’è ancora spazio per i puri, incapaci di adeguarsi al cinismo dominante? Ci sono ancora possibilità per le persone animate da una bontà disarmante e un’innocenza assoluta? Chissà…
Non trovando risposte a simili domande, il titolare di questo blog, nato in provincia di Milano nel 1961, si accontenta di esprimere in piena libertà le sue opinioni. Sicuro di deludere le sue aspettative, saluta i suoi disperati visitatori.
È cominciato tutto per caso. La chiusura consensuale di un rapporto di lavoro che si trascinava da qualche anno con reciproca stanchezza mi ha improvvisamente regalato tempo. All’inizio qualche euro mensile in meno nelle tasche è parso tanto, ma a mano a mano che il tempo trascorreva ho compreso quale meravigliosa occasione mi si era parata di fronte: una nuova vita da progettare. La prima decisione è stata quella di accontentarmi del lavoro superstite, al quale mi sono offerto con rinnovato impegno: più attenzione alle relazioni e alla qualità di ciò che produco (nel caso specifico, che scrivo). La seconda decisione è stata quella di dedicare parte del tempo restituitomi sempre alla scrittura, ma senza il tariffometro in mano. Solo per il piacere di farlo; non per altri, ma per me stesso.
Le ore rimanenti ho scelto di destinarle ai passatempi, vecchi, nuovi e dimenticati. Qualche visita in più alle poche bancarelle di libri vecchi o introvabili, una ritrovata alleanza con la mia bicicletta che avevo colpevolmente abbandonato e tanta, tanta corsa.
Il resto è venuto da sé. Niente più rapide scorrerie di fine giornata fra i banchi del supermercato con il cellulare in mano. Ora la spesa ha il suo tempo: cerco il prodotto fresco e quello più a buon mercato, governo con disinvoltura la dispensa e il frigorifero. Così mangio meglio e spendo meno. Il panino ingollato in piedi al bar è solo un ricordo, la gran parte dei pasti adesso li consumo in casa. Preparare un piatto conserva il significato essenziale di sempre. Non ho maturato culti irragionevoli, saper fare un buon risotto non equivale, come crede qualcuno, ad avere scritto Guerra e Pace. Però mi diverte.
Capitolo abbigliamento: per indossare fino all’usura tutte le camicie, i pantaloni, le giacche e i soprabiti che occupano il mio armadio dovrei campare molto a lungo. E siccome finisco per infilarmi, salvo rare volte, gli stessi capi (pantaloni di velluto, t-shirt e maglione in inverno, jeans e t-shirt in estate), il resto del guardaroba si conserva intatto invocando un’uscita all’aria aperta. Credo che a lungo mi basterà cambiare soltanto le scarpette da running.
Possiedo la stessa automobile da oltre cinque anni. Prima sostituivo la vettura ogni tre con regolarità imbarazzante. Ora sto valutando di disfarmene, considerato che mia moglie possiede a sua volta un’automobile e che per gli spostamenti il più delle volte uso lo scooter o la bicicletta.
Senza sforzi particolari tutti i miei consumi, da quelli energetici a quelli telefonici, si sono ridotti.
Qualche vecchio amico mi rimprovera: “se facessimo tutti come te, il mondo andrebbe in malora”.
Guarda un po’, mi ero quasi convinto del contrario.
Contatti:
scrivimi una mail a: michele.mauri@fastwebnet.it
Non credo che ci sia più posto per le persone buone ed oneste, purtroppo l’ho imparato a mie spase.
Il cinismo ha distrutto ogni cosa. Ora sono importanti solo i soldi e tutti i vantaggi che comportano.
Il tuo blog è molto bello. Un saluto.
La tua è una vita che vale la pena di essere vissuta. Per me, giovane ingenuo ragazzo di provincia catapultato nella metropoli milanese, sono le persone come te il modello da seguire. E chissà se un giorno non ci incontreremo per la strada senza riconoscerci. E chissà se non sia già successo.
La tua presentazione mi ha colpito realmente. Riprendere un tipo di vita più umano, non fagocitato dal consumismo, dallo stress e dall’acquistare tutto e subito. Dover avere per necessità contro il dover avere per essere.
Un saluto.
Quello che scrivi è “merce rara” perché sa di buono (quindi non è realmente merce..). Leggendoti ho provato serenità e gratitudine. Mi azzardo a dirti che credo che riuscirai a cavartela sempre:-)
Grazie, grazie e ancora grazie.
che bello il tuo blog. Pezzi profondi, variegati, stimolanti. Ci viaggerò dentro molto spesso. Complimenti…
Grazie.
Anche io credo che il consumismo sfrenato non faccia bene alla serenità di nessuno, sarebbe bello riuscire a recuperare tutti quanti un po’ di decrescita. Per quanto riguarda il lavoro poi io sono decisamente dalla parte del “lavorare per vivere” piuttosto del contrario…comunque complimenti per il tuo coraggio!
Ciao Michele, scusa del tono subito amichevole ma hai postato un “chi sono” così completo che mi sembra quasi di conoscerti. Che dire, è bello cercare un nuovo mondo in noi stessi, affidarsi alla decrescita dei beni materiali ed alla crescita di quelli interiori. E sono belli anche tutti i commenti che ho letto con attenzione come raramente faccio. E mi spiace che questo paese, che ha persone così squisite, sia in mano a falchi ed avvoltoi che hanno fatto dello spreco la loro ragione di vita.
Un abbraccio virtuale ed un in bocca al lupo per tutto.
Fabrizio
In bocca al lupo anche a te!
Che bello entrare in questo blog e trovarsi in una stanza piena di libri! E che belle le poche parole che ho letto. Più che le parole le idee. Rotornerò a leggere con più calma. Grazie
robert
Siamo comunque un buon numero ad apprezzare il tempo come moneta sonante. Il problema sta in quelle che io chiamo “vociferanti chimere” del mondo che ti incantano a non scendere dal vorticoso “giro di giostra”.
A presto, Es.
Ps: bello entrare nel tuo blog-biblioteca. Quasi un borgesiano labirinto…
Accidenti, il tuo Ps mi lusinga, davvero. Grazie.
apprezzato molto la tua descrizione e gli argomenti che tratti. Ora sono di frettissima ma intanto mi è “toccato” iscrivermi, magari ci racconteremo qualcosa!
Buona vita
Allora a presto, e buona vita anche a te.
Grazie per aver letto il mio articolo su What’s up in Puglia 🙂 è bello leggere la tua storia. 🙂 Abbiamo un percorso simile sebbene con partenze diverse. Quasi un anno fa, ormai, dopo due anni e mezzo sono scappata da un call center. Mi sono sentita molto sola in quella scelta perchè la logica comune è che “non c’è lavoro e ci dobbiamo tenere quello frustrante e sottopagato”. I soldi erano proprio pochi, lo stress infinito, le pretese idem e mi stavo ammalando sul serio. Eppure di quei pochi soldi avevo bisogno. Ma, dentro di me, qualcosa ha detto BASTA. Forse la voglia di scrivere, di dipingere, di essere in fondo ciò che sono sempre stata e ciò che lì non potevo essere mai. Tutto questo per dirti: grazie per questa tua “testimonianza”, grazie per aiutarmi a dire: “Ecco ci sono altri esuli, altri dissidenti di un certo modo di vivere”. Tornerò a leggerti. Per ora posso dire che è un piacere fare la tua conoscenza 😉 A presto. Annalisa
Grazie a te, amica esule. A presto.
“C’è ancora spazio per i puri, incapaci di adeguarsi al cinismo dominante? Ci sono ancora possibilità per le persone animate da una bontà disarmante e un’innocenza assoluta? Chissà…”
Nella corruzione, nella menzogna, e negli inganni esistono ancora i puri assai rari, sono sopravvissuti. Non é più tempo di grande ignoranza in campo politico come nel XX secolo, eppure lo spazio non può esserci: perché esso gli sta sopprimendo, spingendoli a emigrare.
Con dispiacere, non credo che per loro possa esserci possibilità, anche se agiscono nel bene e per il bene, i valori come onesta e fedeltà, avranno ben poco valore in questa società: basata sulla truffa, sul denaro inappropriato. L’Italia sta perdendo molto, soprattutto l’attenzione per le nuove generazioni: sta stagnando, insieme ai valori morali..
Che bella scoperta il tuo blog!! Ho appena mollato quella che sembrava una promettente (?) “carriera” accademica perché mi distruggeva di infelicità. Cambiato nazione, venduto la macchina e ora cerco di reinventarmi la vita in 25mq. Mi chiedo se un giorno me ne pentirò ma leggere storie come la tua rafforzano la mia convinzione di aver fatto bene… Corro a leggere altri tuoi post.
Buongiorno Michele, fulgido esempio di una domenica mattina.
Che il nostro scambiar parole dia buoni frutti.
F.
Felice auspicio di una domenica mattina, e speriamo anche oltre.
Ciao Michele, bonariamente ti invidio un poco.. sono annissimi che inseguo una pensione che penso forse non arriverà mai. Perchè c’è sempre un qualche mese che manca per raggiungere il minimo per andarmene. Sai, ho un posticino tutto mio in mezzo a tanto verde dove, quando sono lì, sento che ho tutto ciò di cui ho bisogno. Vi sono giorni che soccombo alla stanchezza che è sì fisica, ma ancor più mentale. Perchè si corre sempre più e le forze vengono completamente assorbite. Là, invece, in quel mio posticino sperduto, mi sfianco le reni accanto all’orto, al giardino.. arrivo a sera che ho una grande stanchezza fisica ma, mentalmente, interiormente raggiungo apici di gioia… A volte il paradiso è lì, lo vedi, lo senti che è a portata di mano eppure la mano non lo raggiunge mai…
ecco, un po’ come la mia pensione 😉
Non sono molto assidua in rete ultimamente, ma ti seguirò volentieri
Un saluto
Ars
Forse il paradiso è nel tuo orto. Grazie per la visita.
ciao, ho letto il tuo commento e sono qui per sapere chi sei. Ho gustato la presentazione di te stesso in cui mi ritrovo molto. Per questo sono contenta di averti conosciuto. Ti seguirò. Passoinindia.
Grazie, ti seguirò anch’io.
Che bella storia Michele, un percorso di vita coraggioso ed appagante.
Grazie, Valentina.
la mia macchina ha 18 anni, quest’anno può votare alle politiche 🙂
come ti capisco, Michele, io sono un figlio del 62. Nel 2005 anch’io sono uscito in mobilità con incentivo, ma non ce l’ho fatta da solo, ho dovuto ricercare un lavoro.
Al prossimo giro, però, tra un paio d’anni, rimollo tutto e ce la faccio. Nel frattempo ho comprato un rudere e un pezzo di terra che mi attendono,
La mia è una situazione un po’ differente. Non ho diritto a mobilità, incentivi, nulla di tutto questo. Poco dopo i trent’anni mi sono lanciato senza rete, inseguendo anno dopo anno il lavoro che mi piace. Qualche volta ci siamo incontrati, altri no (io e il lavoro, intendo). Anche il “rapporto di lavoro che si trascinava da qualche anno con reciproca stanchezza” (che cosa orribile citarsi!) era comunque frutto di un contratto a termine che si rinnovava di anno in anno. Io ero stanco di loro, e loro probabilmente di me, così ci siamo lasciati, senza rancore e senza rimpianti. Ma finché qualcuno mi pagherà per ciò che scrivo andrà bene. Certo, che invidia per il rudere e il pezzo di terra che ti attendono…
Michele, son sempre i soldi alla fine che governano tutto, ahimè.
Sapessi quello che ho dovuto armare nel 2005 per ottenere qualcosa, (le piccole aziende non le fila nessuno) inventarmi RSU e convocare assemblee, rompere le balle ai sindacati, scazzarmi con l’azienda….
son stati i sei mesi più duri della mia vita.
Le mie scarpe, le tengo ai piedi tre anni almeno. Ho accettato di vivere in 30 metri quadri per tanti anni. (Sono frugale spontaneamente da che ricordi) sono solo esempi, alla fine il risparmiato è servito a comprare a due soldi il rudere, e un piccolo prestito l’ha reso abitabile. Un saluto
mi è piaciuto leggere la tua storia e sappi che condivido la tua decrescita…
Grazie. Condividiamo, condividiamo, forse qualcosa cambierà.
vivo più o meno come te e quindi per quelli come noi ti garantisco il mondo non andrà mai in malora.
Ciao, piacere di conoscerti, io vorrei far leggere il tuo post autobiografico a molta di quella gente che crede che sia impossibile cambiare stile di vita o che pensano che si possa fare solo andando in India o meditando cinque volte al giorno. Invece tu dimostri che è una cosa fattibile e umanamente possibile. Bravo! 🙂
Grazie, ma non credo di avere meriti particolari. In ogni caso le tue parole mi fanno piacere.
Innanzitutto ti ringrazio per il “like” nel mio blog.
In seconda battuta mi complimento per il tuo blog, che riesce ad essere colto senza diventare snob, ad essere interessante senza scadimenti nella banalità.
Che belle parole! Grazie, davvero.
Non preoccuparti per l’auto. Io ho avuto una renault 4 rossa per 20 anni. Con la pensione (ho avuto questa fortuna) l’ho mandata in rottamazione, per mia libera scelta. Ora giro in tram pulmann e non ne sento la mancanza.
Per il resto mi trovo perfettamente d’accordo con te. La libertà non ha prezzo
Be’ non deve essere stato facile separarsi da una renault 4 rossa.
Grazie per il tuo passaggio nel mio blog. Mi è venuta curiosità ed eccomi a sbirciare tra le tue parole. Presentazione bellissima e brillante. Hai scritto “Guarda un po’, mi ero quasi convinto del contrario.” Ci puoi giurare che è così.
Grazie. Spero che sia così.
Wow, mi piace questa filosofia di vita! Io osno scappata da lavori che mi facevano schifo e che non mi davano nemmeno da vivere e mi sono impegnata in lavori che mi piacciono, con cui per ora guadagno poco ma almeno in cui ho ritrovato la passione per svolgere una vita gratificante…
Rallentare, dedicarsi con passione a ciò che piace, questa è la ricetta vincente.
Grazie per il tuo passaggio. Sono in un momento di decisioni e scelte lavorative (avventate? incoscienti? stupide? coraggiose? sensate?) e avevo bisogno di una testimonianza come la tua in un momento in cui fatico a trovare una strada.
Sono onorato dalle tue parole.
E’ mio l’onore del tuo esempio.
Condivido e pratico alcune delle tue scelte e trovo che tu sia stato anche molto coraggioso. Il lavoro invece è sempre troppo, probabilmente a causa del mio eccesso di entusiasmo, ma anche a quello sto lavorando 🙂
Se il lavoro che si svolge piace, non è mai troppo.
Verissimo 🙂 Ma se non lascia tempo per altro occorre ridimensionare le cose.
Condivido in pieno. Mentre leggevo la tua storia ho trovato molte cose che anche a me sono successe.
Bene, vorrà dire che ti seguirò.
Wow…c’è molta affinità di pensiero con il mio, sono sempre stata dell’idea che sia meglio un’ora in meno di lavoro e più tempo libero per le cose davvero importanti, magari sacrificando qualche capriccio. Mi è capitato in passato da operaia di rifutarmi di fare l’ora straordinaria giornaliera che era praticamente d’obbligo fare (allora si poteva rifiutare perchè di lavoro ce n’era tanto). questa mia presa di posizione ha meravigliato molti per il mancato guadagno, il datore di lavoro ha capito.
Invece in seguito in un altro lavoro che mi piaceva e mi realizzava lo straordiario lo facevo di mia volontà e spesso neanche me lo facevo pagare perchè avevo già avuto la mia giusta ricompensa in soddisfazione 🙂
Parole sagge.