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A chiacchiere siamo bravi noi italiani

Mai come di questi tempi tutti denunciano il fango morale e politico in cui ci troviamo a sguazzare. Ovunque c’è aria di sdegno: al bar, in ufficio, in palestra, dal barbiere. Siamo tutti terribilmente schifati da questa Italia e dalle sue pessime abitudini. Che naturalmente non ci appartengono. A chiacchiere siamo tutti civili come scandinavi, organizzati come tedeschi e misurati come svizzeri. A chiacchiere il nostro rispetto per la cosa pubblica è perlomeno simile a quello di un francese o di un inglese. A chiacchiere siamo proprio tanto bravi noi italiani.
La verità è tristemente un’altra, guardiamoci attorno. Oppure, ancora meglio, proviamo un giorno a uscire di casa con il proposito di rispettare le regole, dalla prima all’ultima. Ci renderemo presto conto di essere sopraffatti da un esercito di maleducati e arroganti. Quanti di noi si ricordano di dare la precedenza ai pedoni? Si mettono ordinatamente in fila? Rinunciano a parlare al cellulare in auto? Prima di salire su un mezzo pubblico attendono che gli altri siano scesi? Rispettano il silenzio imposto da certe occasioni o certi luoghi? L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma non serve. L’orrore trascina orrore e la maleducazione incoraggia la maleducazione. Non continuiamo a domandarci chi è quella folla indecente che ci irrita con la propria tracotanza. Siamo noi. Ammettiamolo.
La decadenza dell’Italia, che spazia dalle feste mondane e cafone ai salotti “bene” agghindati da circoli culturali d’elite, è stata sapientemente descritta nel film La grande bellezza. Ora però non intendo innescare un dibattito su chi è maleducato. Anche perché qualcuno potrebbe sostenere che per rilasciare la patente di screanzato occorre avere maturato esperienze sul tema. Però dentro di me, in fondo, molto in fondo, coltivo un piccolo sogno. Che tutti noi italiani, me compreso, includessimo il proponimento di essere più educati. Che è ben differente dal vacuo desiderio espresso ogni giorno di vivere in un Paese migliore. Alziamo l’obiettivo. Proviamo a cercare dentro noi stessi risorse insospettabili. O vogliamo sempre e solo cavarcela? Certo è difficile essere corretti, educati e consapevoli quando si vive in una realtà dove vince (ma siamo sicuri?) il più furbo e il più arrogante. Ciascuno di noi si sente una formica impotente e ha paura che se rinuncerà a essere a sua volta scaltro e prepotente sarà schiacciato. Ma è proprio qui il problema. Finché non riconosceremo che le nostre azioni possono concorrere a cambiare la realtà, non usciremo dalla buca in cui siamo finiti. Non ci sono altre vie d’uscita. Finché continueremo a consolarci facendo finta di credere che i politici sono tutti ladri, gli imprenditori evasori e i ricchi arroganti, mentre noi siamo solo dei poveri cristi, vittime nostro malgrado del sistema, questo resterà un Paese per guappi.

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