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L’Italia ostaggio di grotteschi ministri da repubblica delle banane

Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, la cui credibilità è stata già fortemente minata dalla “imprudente” telefonata con la compagna di Salvatore Ligresti nel giorno del suo arresto, riferendo in Parlamento sul caso di Bartolomeo Gagliano, il serial killer di cui si sono perse le tracce dopo un permesso premio dal carcere di Marassi, ha affermato “Tutti erano a conoscenza del percorso di Gagliano”. E allora? Domandiamo a lei, signor ministro, e non ad altri, perché un pericoloso criminale ha ricevuto un permesso premio.
Il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge ha così commentato il calvario che stanno vivendo 26 famiglie italiane bloccate nella Repubblica Democratica del Congo dallo scorso 13 novembre: «Il Congo ha cambiato le regole, ci hanno negato anche le liste». E allora? Come mai i ministri di una delle maggiori potenze occidentali, Bonino e Kyenge, non riescono ad ottenere un timbro dalla Direction Générale de Migration del Congo per riportare a casa i propri connazionali?
Il ministro dei Beni culturali Massimo Bray è andato alla Tv di Stato, ospite da Fabio Fazio, e ha spiegato che la cultura in Italia è al disastro. E allora? Ma non dovrebbe essere lui a fare qualcosa?
Ma che razza di Paese siamo diventati? Come si permettono questi signori e queste signore di parlare come se fossero opinionisti anziché ministri. I problemi loro non li devono denunciare, ma risolvere. Lo stato comatoso della giustizia italiana, il tragico declino delle nostre relazioni internazionali e le pessimi condizioni in cui versano la gran parte dei beni culturali di quello che un tempo fu il Bel Paese oggi sono una loro responsabilità. Sono loro che devono porvi rimedio. Nel momento stesso in cui hanno accettato i loro incarichi conoscevano bene le difficoltà a cui sarebbero andati incontro. Oppure credevano di governare un Paese dove il sistema carcerario e giudiziario eccellono, le diplomazie sono rispettate e il patrimonio storico e artistico è al centro dell’attenzione? Rilasciare commenti e andare in TV a raccontare questo e quel disastro, quasi che la cosa non riguardasse loro, è meschino. E lasciar parlare questi ministri senza contestare loro menzogne e furbizie è da codardi.

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Carlo Mauri: l’ultimo Ulisse

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La vicenda umana di Carlo Mauri, nato a Rancio di Lecco il 25 marzo 1930, meriterebbe l’aggettivo leggendaria, ma uso il condizionale perché non sono affatto certo che a lui avrebbe fatto piacere questa attribuzione. A più di trent’anni dalla sua scomparsa, la mostra evento “Carlo Mauri. Io sono qui”, curata dalla figlia Francesca e ospitata fino al 26 maggio a Lecco, al Palazzo delle Paure, ripercorre la vita del Bigio, soprannome lombardo del Mauri, e celebra le sue imprese attraverso un percorso di immagini, filmati e, soprattutto, racconti.
Non sono quanti di voi potranno recarsi a Lecco per visitarla, ma senza dubbio si tratta di un’iniziativa bella e doverosa, perché la figura di Carlo Mauri non è ancora abbastanza conosciuta. Mauri è stato un uomo moderno e generoso eppure non è facile imbattersi in lui. Ad esempio, se cercate il suo nome nella Rete non troverete granché, o comunque molto meno di quanto sarebbe lecito attendersi. Il motivo va forse ricercato nel suo modo umile di attraversare la vita, nel suo alto ideale umano che lo ha spinto a vivere esperienze uniche e straordinarie rifiutando però la dimensione eroica. Continua a leggere