Stiamo attraversando un periodo plumbeo, e sfido chiunque a sostenere il contrario. Ma se andassimo a ritroso col pensiero ci accorgeremmo che quasi ogni periodo recente si è dovuto confrontare con crisi economico-finanziarie, disoccupazione e sfruttamento del lavoro, corruzione e mafie, poteri deviati e privilegi di classe. In passato lo sdegno per questi fenomeni ha prodotto canzoni di rivolta che a volte si sono trasformati in veri e propri inni. Oggi probabilmente non si riesce più nemmeno a sognare un mondo differente e la gran parte dei giovani non assapora la stagione da incendiari. Anche gli artisti perlopiù sono ripiegati su stessi. Così la lunga stagione della canzone di protesta italiana si allontana a gran ritmo senza rinnovarsi. Per un puro e semplicissimo divertissement ho provato a comporre la mia classifica ideale di quel genere. Una premessa fondamentale: ho affrontato la canzone di rivolta a partire grosso modo dagli inizi degli anni ’60, cioè da quando in Italia si è affermata in modo forte la diffusione commerciale della musica. Naturalmente la storia della canzone politica italiana è assai più lunga. È sufficiente pensare che alcuni degli inni musicali impegnati più noti e conosciuti risalgono al periodo della Resistenza (Bella Ciao e Fischia il vento solo per fermarsi a un paio di esempi). Ecco dunque la mia playlist. Che ne pensate?
10) Piccolo uomo di Ivan della Mea
9) I treni per Reggio Calabria di Giovanna Marini
8) Borghesia di Claudio Lolli
7) Contessa di Paolo Pietrangeli
6) La locomotiva di Francesco Guccini
5) Canzone del Maggio di Fabrizio De Andrè
4) Pablo di Francesco De Gregori
3 Gioia e rivoluzione degli Area
2) La libertà di Giorgio Gaber
e infine…