0

Flaubert, il Cristo della letteratura

Gustav Flaubert

Il 12 dicembre del 1821 nasceva Gustave Flaubert, uno dei più complessi romanzieri di sempre, capace di spaziare dalla cronaca di provincia (Madame Bovary), all’antichità esotica (Salambò ). Forse il più grande di tutti, almeno sotto l’aspetto puramente formale. L’estrema fiducia nelle potenzialità della sintassi l’aveva portato a confidare a Luoise Colet, sua musa, di voler scrivere addirittura “un libro sul nulla”, in altre parole un’opera che vive solo grazie alla forza interiore dello stile.
Flaubert in realtà non è stato solo uno scrittore immenso, ma anche un acuto indagatore della realtà. Prima di molti altri aveva conosciuto l’orrore del Moderno. «Dovessimo morire (e ci moriremo, pazienza) è necessario con tutti i mezzi possibili fare diga al flusso di merda che ci invade». Aveva già ai suoi tempi il dubbio che il mondo stesse danzando «non su un vulcano, ma su un’asse da cesso che mi ha l’aria di essere passabilmente marcia». Qualcuno si stupirà. Possibile che questa furia scatologica sia da attribuire allo stesso autore di capolavori come L’educazione sentimentale o Un cuore semplice?
Sì, è possibile. Del resto dove alberga il genio si nutrono anche le contraddizioni. Che poi in realtà paiono tali solo agli uomini comuni.

Potrebbero interessarti questi post:

Vivere con i libri: Ai piedi di EmmaBovary

Vivere con i libri: E scusate se torno su Emma Bovary

5

Vivere con i libri #7 E scusate se torno di nuovo su Emma Bovary

madamebovary

Non ha importanza sapere se Flaubert abbia mai pronunciato veramente la celebre frase “madame Bovary c’est moi”. Verità storica o falso letterario che sia, l’affermazione è comunque felice, perché racchiude quel processo simbiotico che deve avere inevitabilmente accompagnato l’autore durante il lavoro. Una simbiosi che si manifestava anche in una sofferenza fisica di cui Flaubert più volte parla alla sua Luoise Colet. “Ah la Bovary! Me ne ricorderò! Mi pare che sottili lame di temperini mi penetrino nelle unghie e ho quasi desiderio di digrignare i denti”, scrisse dal rifugio di Croisset. E ancora, in un’altra lettera buttata giù alle due di notte: “ Dalle due del pomeriggio sono con la Bovary. (…) sudo e ho la gola chiusa. (…) quando ho scritto quella frase ho avuto un attacco di nervi, ero così fuori di me, sbraitavo così forte, sentivo profondamente quel che la mia piccola donna provava”. Solo questo procedimento maniacale poteva portarlo a descrizioni di una intensità profonda e audace al tempo stesso: quando si incontra con Léon in albergo, Emma si sveste “brutalmente”, strappando il legaccio sottile del busto, che le vibra attorno ai fianchi “come una biscia che scivoli”. E al lettore pare di sentirlo il sibilo.
Sartre ha scritto che in Madame Bovary Flaubert si è travestito da donna. Vi è del vero in questa affermazione, perlomeno se la si vuol interpretare nel senso che Emma è la donna, così come la creerebbe un uomo, animal pur. Baudelaire, grande ammiratore dell’opera, sostenne, invece, che Flaubert, incapace di svestirsi della sua identità sessuale e di farsi donna, infuse il suo “sangue virile” nell’eroina. È così che Emma si eleva a donna ideale, almeno per l’uomo, dotata di ambizione, immaginazione e furore erotico. È così che si ottiene un’inversione del prodotto, e che i difetti della signora Bovary diventano qualità. Come Pallade armata, uscita dal cervello di Zeus, l’eroina flaubertiana conosce tutte le seduzioni di un’anima virile in un piacente, affascinante corpo di donna.

10

Vivere con i libri #1 Ai piedi di Emma Bovary

vivere con i libri1

Perché i libri ci appassionano tanto? Perché li accumuliamo nel corso di tutta la vita? Non esiste una sola risposta a queste domande, ciascuno di noi ha la propria, o meglio le proprie. I libri che leggiamo, i libri che collezioniamo, i libri che conserviamo in modo apparentemente disordinato, ci legano al passato, al presente e al futuro in modo semplice e facilmente accessibile.
I libri sono generosi: ti regalano una storia da cui trai godimento. Di quella storia diventi per qualche tempo custode, conscio che altri prima di te l’hanno “posseduta” e ne hanno goduto per poi passarla ad altri. Nella vita di un lettore ci sono tanti momenti meravigliosi: la scoperta di un nuovo autore, l’incontro con un capolavoro, la magia di un racconto che ti accompagnerà per sempre. Credo che ciascuno di noi debba la propria passione per i libri a un titolo in particolare. Nel mio caso la fiamma è stata accesa da Madame Bovary. Madame BovaryNon che prima d’imbattermi nell’eroina di Gustave Flaubert non avessi letto nulla, ma sento di poter dire che solo dopo aver attraversato la storia di Emma Rouault, sposata Bovary, sono diventato un lettore maturo.
Tentai di leggere le vicende di questa piccola adultera di provincia quand’ero ancora al liceo. Come tutti gli adolescenti mi sentivo tormentato. Avevo letto che quella della Bovary era la storia di un’anima travolta nella ricerca del sogno, dell’ideale a cui anela chi non può assolutamente adeguarsi alla realtà. Così cercai in quelle pagine una comunione di tribolazioni e tormenti. Ma non vi trovai nulla di tutto questo. Anzi la storia mi parve del tutto convenzionale. Le mie ansie e i miei afflati adolescenziali non si specchiarono affatto nella vicenda di una donna che si avvelena a causa della sua condotta immorale. Ricordo che lessi il romanzo a singhiozzo, inframezzandolo con lunghe pause e saltando intere parti, una su tutte quella lunghissima dedicata ai Comizi agricoli.
Ma un’altra straordinaria generosità dei libri è quella di concederti sempre una seconda occasione. Ripresi in mano Madame Bovary durante una breve vacanza concessami dopo la laurea. Terminai il libro in tre giorni e dopo di allora credo di averlo letto per intero almeno altre tre volte, per singoli brani, invece, un’infinità di volte. Spiegare le ragioni personali per cui ci s’innamora di un’opera che è universalmente riconosciuta come un capolavoro assoluto può essere fonte di imbarazzo. Attorno a Madame Bovary hanno scritto tutti i più illustri critici letterari del mondo, è dunque difficile aggiungere qualcosa di utile e, soprattutto, intelligente. Tuttavia voglio provare a condividere la mia personale chiave di lettura di questo strepitoso romanzo.
Flaubert, per il quale qualcuno ha riservato l’appellativo di Cristo della letteratura, fu definito il descrittore accanito, e questo suo modo di procedere fu considerato da alcuni addirittura un limite. Certi critici sono rimasti infastiditi dal rilievo concesso al materiale scenico, che, a loro dire, giunge a soffocare i personaggi. Io invece adoro il dettaglio flaubertiano, perché possiede una natura funzionale. Prendiamo ad esempio proprio la sua creazione più celebre: Emma Bovary. Fin dal primo incontro con Charles si ricevono puntuali e per niente occasionali descrizioni della signorina Rouault. Tali da farci divenire subito familiare il suo corpo. Le labbra carnose, che era solita mordicchiare nei momenti di silenzio. I capelli spartiti da una riga sottile sulla sommità del capo, che, lasciando intravedere appena il lobo dell’orecchio, scendevano ad ammassarsi dietro in una crocchia opulenta. madame_bovary4Gli stessi capelli nelle pagine dedicate agli incontri amorosi con Leon sono attorti in una massa pesante, con indolenza, e secondo le vicende dell’adulterio, che ogni giorno li discioglieva, paiono quasi disposti da un artista abile nel raffigurare la corruzione. Pian piano conosciamo tutto di lei: le sue palpebre che sembrano tagliate apposte per i lunghi sguardi amorosi, gli occhi che per quanto fossero bruni sembravano del tutto neri per il gioco delle ciglia, il forte respiro che dilatava le narici fini e rialzava gli angoli carnosi delle labbra, ombreggiati nella luce da una lieve peluria nera, le unghie brillanti, fini in cima, più lisce dell’avorio di Dieppe e tagliate a mandorla. Perfino i dettagli, apparentemente più insignificanti, sembrano avvicinarci a lei e svolgono una funzione, potremmo dire tattile, come l’occhialetto di tartaruga che portava, al pari d’un uomo, infilato fra due bottoni della blusa. Foglio dopo foglio, la Bovary cessa di esistere solamente nella finzione letteraria e si materializza fisicamente dinanzi al lettore.
Poi ci sono le descrizioni cariche di un erotismo più esplicito, seppure molto cerebrale. Come quando Emma si punge le dita cucendo e se le porta più volte alla bocca per succhiarne il sangue; oppure il modo particolare con cui getta indietro la testa per bere il bicchierino quasi vuoto di curaçao, con le labbra sporgenti e il collo teso, mentre con la punta della lingua tenta felinamente di leccarne le poche gocce rimaste. Tutto di lei sembra suggerire un forte potenziale erotico: il modo languido con cui parla, i suoi sussurri, le palpebre semisocchiuse, la lieve peluria dietro al collo accarezzata dal vento, le goccioline di sudore sulle spalle nude. Quando usciva prima dell’alba, per recarsi all’incontro con Rodolphe, Emma entrava nella stanza a tentoni, socchiudendo gli occhi, e le gocce di rugiada, sospese sulle bande dei capelli, formavano come un’aureola di topazio attorno al suo viso. isamadame-bovary0Queste descrizioni accanite, che la prima volta senz’altro concorsero a rendere assai faticosa la lettura, in realtà testimoniano la piena consapevolezza con cui Flaubert sceglieva i dettagli. C’è una sua precisa volontà di accendere il romanzo mediante un sottofondo potentemente sessuale. L’impiego insistente di alcuni vocaboli, che potremmo definire prediletti, mollesse, assoupiment, torpeur, rimandano inevitabilmente ad un vago, languido stato di compiacimento sensuale.
Fra i critici contemporanei circola una sciocca considerazione, di quelle che passano di penna in penna senza ulteriori approfondimenti: il processo a Madame Bovary oggi ci appare incomprensibile. Com’è noto Flaubert dovette subire un processo per offesa alla morale e alla religione. Processo che l’autore vinse e che contribuì a dare notorietà al libro. D’accordo, l’accusa fu esagerata, ma chi oggi liquida questa vicenda giudiziaria solo come un’inadeguata risposta dei tempi, o non ha mai letto il romanzo, oppure non è stato capace di avvertire la forte pulsione erotica di cui è impregnato. Domando: è mai stato scritto qualcosa di più eccitante della famosa scena d’amore nella carrozza? Per l’intera durata, al lettore è concessa soltanto la vista della vettura con le tendine abbassate, e l’unica nudità appare alla fine, una mano senza guanto che s’infila di sotto alle tendine di tela gialla e getta frammenti di carta che, come farfalle bianche, ricadono su un campo di trifoglio rosso in fiore. Ma la carrozza che procede dapprima lentamente e poi in un furioso galoppo, il crescendo vertiginoso e i movimenti scomposti evocano altro. A chi sa fantasticare.
Nel libro non si trovano oscenità. E di questo ne era convinto lo stesso Flaubert, che, dopo la pubblicazione sulla Revue de Paris e le prime voci di scandalo, scrisse al fratello Achille: “Sto diventano la celebrità della settimana, tutte le puttane d’alto bordo si contendono la Bovary per cercarvi oscenità che non ci sono”. Ma quel culto per la descrizione degli oggetti ha consegnato per sempre alla storia della letteratura mondiale la figura di un cronico feticista. L’intero romanzo è disseminato di semplici oggetti che, quantunque ai più appaiono privi di qualsiasi carica interiore, sono sapientemente trasformati da Flaubert in feticci.
Anni dopo la seconda lettura di Madame Bovary, venni a sapere che Flaubert custodiva gelosamente le pantofoline di Louise Colet, letterata con cui egli intrattenne una relazione tenera e tempestosa. Le teneva in un cassetto dello scrittoio e di tanto in tanto le estraeva e le osservava. In una lettera alla sua Musa, Gustave si abbandonò disperatamente alla sua inclinazione feticista, paragonando i vari stili di scrittura alle diverse calzature. “… Sandalo, che parola magnifica e che suono solenne. Non è così? Quelli dell’estremità a punta, rivolte all’insù come lune crescenti, ricoperti di lustrini d’oro scintillanti carichi di splendide decorazioni simili a edifici indiani. Vengono dalle rive del Gange. Con tali calzature ai piedi si può passeggiare all’interno di pagode dai pavimenti di aloe oscurato dal fumo di incensi profumati e odorosi di muschio. Sono gli stessi che ti conducono negli harem su tappeti scomposti da disegni simili ad arabeschi. Viene da pensare a inni perenni di amore soddisfatto…”.
Flaubert coltivava una vera e propria passione per i piedi femminili. Calzati o non, sono costantemente al centro della sua attenzione. Per tutte le protagoniste dei suoi romanzi riserva al lettore minuziose descrizioni delle loro estremità e delle calzature che indossano. salammbo1Ma il momento più alto e intrigante di questa mania non va cercato fra le pagine di Madame Bovary, bensì in quelle di Salambò. La critica contemporanea guarda a questo romanzo soprattutto in chiave di ricostruzione storica. In effetti si tratta di un grande affresco che narra le gesta dei Cartaginesi contro i barbari mercenari. Ma l’opera è interamente percorsa da un gusto sofisticato del macabro e della perversione e mostra anche doti spiccatamente cinematografiche, sorprendenti oltre ogni modo se si tiene conto che fu pubblicato nel 1862. Il modo in cui Flaubert fa entrare in scena Salambò dà vita alla pagina più erotica di tutta la letteratura: la sacerdotessa di Tanith discende le scale con una catenella d’oro alle caviglie per dare la misura al suo passo. E naturalmente, ancorché l’autore non lo precisa, per garantirne la purezza.

11

L’importanza di un buon inizio

hopper_incipit

Quella per le classifiche è una passione infantile, alla quale però è difficile sottrarsi. È un modo per catapultare chi ci ascolta o ci legge direttamente dentro il mondo delle nostre emozioni. Quand’ero molto giovane ero animato da un furore classificatorio: i dischi più forti, i film più emozionanti, i più bravi cantanti, i migliori attori e le più belle attrici, i piatti preferiti e via discorrendo. Anni dopo ho letto Alta fedeltà di Nick Hornby e mi sono riconosciuto nell’ossessione per la catalogazione del protagonista Rob. E siccome un certo delirio solipsistico in realtà non mi ha mai abbandonato del tutto, ecco la mia personalissima classifica dei dieci più belli incipit di tutti i tempi. Nick, te lo dico subito. Ci sei andato vicino, ma fra i primi dieci non ci sei

I dieci incipit più belli di tutti i tempi

Accadde a Megara, sobborgo di Cartagine, nei giardini di Amilcare.
Gustave Flaubert, Salambò

Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che forse esistono soltanto quando si è giovani, mio caro lettore.
Fedor Dostoevskij, Le notti bianche

Chiamatemi Ismaele.
Hermann Melville, Moby Dick

La storia ci aveva tenuti abbastanza in sospeso, lì intorno al fuoco.
Henry James, Giro di vite

Non c’è niente di meglio della Prospettiva Nevskij, almeno a Pietroburgo, dove essa è tutto.
Nikolaj Gogol, La Prospettiva Nevskij

Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.
J.D. Salinger, Il giovane Holden

E così arrivammo alla fine di un altro stupido e lurido anno.
Don DeLillo, Americana

Mi era così profondamente radicata nella coscienza, che penso di aver creduto per tutto il primo anno scolastico che ognuna delle mie insegnanti fosse mia madre travestita.
Philip Roth, Lamento di Portony

Nella mia casa paterna, quand’ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: «Non fate malagrazie!»
Natalia Ginzburg, Lessico famigliare

Non ho voluto sapere, ma ho saputo che una delle bambine, quando non era più bambina ed era appena tornata dal viaggio di nozze, andò in bagno, si mise davanti allo specchio, si sbottonò la camicetta, si sfilò il reggiseno e si cercò il cuore con la canna della pistola di suo padre, il quale si trovava in sala da pranzo in compagnia di parte della famiglia e di tre ospiti.
Javier Marias, Un cuore così bianco

Che ne dite? E i vostri incipit preferiti quali sono?