No, per carità, non vorrei essere frainteso per via del titolo. Non intendo affatto dare del comico a Giovanni Bazoli, presidente di sorveglianza e padre della superbanca, né al neo consigliere delegato, Carlo Messina, o a Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo. Figuriamoci, questa sono tutti pezzi da novanta. Gros-Pietro è stato nientemeno che l’ultimo presidente dell’Iri e poi numero uno di Eni e Autostrade, un economista amico di Prodi e caro a Ciampi. Di Bazoli poi cosa si può dire che non sia già stato detto. Per comprendere il potere di questo cattolico bresciano basti dire che Intesa Sanpaolo è la prima banca d’Italia, oltre che l’azionista di maggioranza di Bankitalia con il suo 30,3%. Dai tempi del governo Prodi, grande amico anche di Bazoli, è la ‘banca per il Paese’. Di oltre 500 miliardi di euro è il credito complessivo che l’istituto vanta nei confronti dell’economia italiana, privata e pubblica. Insomma, si può tranquillamente dire che Intesa Sanpaolo tiene l’intero Paese per le pa… Sì, insomma ci siamo capiti.
Intesa Sanpaolo è l’istituzione per eccellenza, è la quintessenza dell’establishment economico e finanziario, il potere fatto e finito. Per tutto questo mi hanno sempre fatto un po’ sorridere quei comici italiani che prestano le loro voci e i loro volti per svecchiare e “umanizzare” l’immagine dell’istituto in cambio di ricche prebende. Comici alti, spocchiosi, pieni di buone intenzioni e anche pieni di sé, mica gente da B-movie come Bombolo&Co. No, qui si parla di comici conformisticamente incazzati, quelli che firmano gli appelli e satireggiano sulla mediocrità del popolino italiano. L’ultimo in ordine di tempo è Claudio Bisio, che ha raccolto il testimone dalla Gialappa’s. Ma in tempi lontani mi pare proprio di ricordare che la voce “istituzionale” degli spot della banca, quando era ancora Cariplo, fosse quella di Lella Costa, da sempre impegnata professionalmente e civilmente.
Gli spot pubblicitari oggi sono pieni di queste star anti-sistema, di questi duri e puri, sempre attenti al politicamente corretto, tutti indignati, anzi indignados, tutti anti, che però cedono facilmente alle sirene dell’advertising: non solo banche, ma anche cellulari, compagnie telefoniche, detersivi, acque minerali. Perfino call center, ossia quei luoghi dove annega la dignità professionale di molti giovani. Mi è impossibile chiudere senza citare Luciana Litizzetto, protagonista ante litteram di un celebre spot per Banca San Paolo: “Ti amo bancario”. La scrittrice, umorista e tante altre cose che fa sberleffi ai potenti, accartoccia i governanti e satireggia sulle loro facce, non disdegna la strada dello spot, che passi da Coop o porti a Vodafone.
Recitava una fulminante battuta di Marcello Marchesi, lui sì era un intellettuale: “È Carosello che traccia il solco”. Già, ma sono i comici indignados che lo difendono.
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Via Solferino: i barbari in casa
Il Comitato di redazione del Corriere della Sera è uscito oggi con un nuovo comunicato sindacale per denunciare lo stato di profonda crisi in cui versa l’azienda, lo potete leggere qui. In un passaggio viene formulata la seguente domanda: «Ma come possono azionisti come Fiat, Mediobanca, Intesa SanPaolo (il nucleo di comando della società) accettare che lo stato patrimoniale della Rcs venga saccheggiato come se il gruppo fosse alla disperazione?».
Le risposte sono due, semplici. Primo: il Gruppo è alla disperazione, peraltro come sottolineato dallo stesso Comitato di redazione in precedenti comunicati. È alla disperazione a causa dell’insipiente gestione che si è protratta per decenni, durante la quale le spese sono lievitate senza controllo elargendo compensi astronomici agli editorialisti per poche righe di commento e stipendi favolosi per i direttori, gli stessi che nel frattempo denunciavano l’immoralità del Paese. Milioni di euro spesi fra buonuscite e buonentrate per oliare il frenetico turnover dei manager, piani di ristrutturazione susseguitisi in continuazione senza che assurdi spechi venissero minimamente sfiorati. Ne ho parlato più diffusamente qui. La seconda risposta è ancora più semplice: Fiat, Mediobanca, Intesa SanPaolo sono il nucleo vitale di quell’imprenditoria e di quella finanza nazionale che hanno affossato nelle sabbie mobili l’intero sistema Italia proprio per poter continuamente saccheggiarlo a proprio piacimento e a totale soddisfazione dei propri interessi. Questo è ciò che accade da decenni, ma naturalmente questa è una storia che non avete mai letto e mai leggerete sul Corriere della Sera.