Matteo Renzi nell’intervista rilasciata a Il Foglio sostiene che alle prossime elezioni il Movimento 5 Stelle scomparirà e il Pd tornerà a conquistare gli elettori prestati a Beppe Grillo. Quest’ultimo è di parere opposto. A margine di un incontro elettorale a Ragusa, il leader del M5S ha ammesso qualche errore nella comunicazione, ma ha ribadito un concetto forte: «stiamo facendo una rivoluzione». Poi con il solito linguaggio ruvido e colorito ha anche spiegato che in corso «c’è la Terza guerra mondiale, ma non la fanno con i carri armati, la fanno con le banche, la finanza e la politica». Si è dimenticato i giornali, o forse ha ritenuto che fosse superfluo citarli visto che la gran parte, quasi tutti, sono sotto lo scacco di banche, finanza e politica. In ogni caso questa frase, che è stata commentata da alcuni come la solita maldestra boutade grillesca, contiene un fondo di verità. La potenza di fuoco che quotidianamente viene messa in campo da quotidiani e periodici e dal loro codazzo di opinionisti, editorialisti, trombettieri e tromboni delle larghe intese contro Grillo e il M5S ha pochi precedenti. Ne ho parlato qui qualche giorno fa. Non passa giorno senza che tutta l’editoria nostrana di finanza e di banca, ma anche di calcestruzzo e di cliniche, tenti di convincere l’opinione pubblica che Beppe Grillo è quanto di peggio e terribile abbiamo oggi in Italia. D’accordo, gli eletti del M5S hanno prestato il fianco e anche qualcosa di più. Alcuni di loro si sono resi ridicoli agli occhi degli italiani, specialmente di quelli che li hanno votati. Vito Crimi che dorme in Aula (fosse stato il primo!), Roberta Lombardi che straparla, l’incresciosa vicenda della diaria hanno dato la stura a un valzer di editoriali e commenti che poi sono sfociati nelle invettive della Rete. Dunque sì, ha ragione Grillo, è in corso una guerra, magari non mondiale, ma civile, nel senso di interna. Piaccia o no, occorre riconoscere che Grillo ha toccato i gangli vitali di un sistema corrotto, marcio dall’interno. Le sue sparate, a volte rozze e indifendibili secondo i principi del ‘politicamente corretto’ (espressione che spesso serve a mascherare l’impossibilità di affermare la verità), hanno messo nel mirino, tanto per rimanere fedeli a un vocabolario guerresco, tutte le caste protette: non soltanto quella politica, nei cui confronti il disprezzo è ormai diffuso, ma anche la casta dell’informazione, della finanza, dei patti di sindacato, dei monopoli e via discorrendo. Insomma, da qualche tempo Grillo se ne esce dal suo camper e spara a zero contro il putridume e il ciarpame che avvolge questo Paese. Perciò fa paura a molti. Il suo linguaggio è impetuoso e irriverente, ma autentico e attuale. Dietro i suoi modi bellicosi in realtà è struggente e indifeso. Non cerca sponde, non cerca alleanze. Tira dritto, menando fendenti contro il Corriere delle banche, La Repubblica di De Benedetti, le Tv di Berlusconi, il Sole (ormai molto offuscato) di Confindustria. Spiazza per la lealtà e l’imprevedibilità dei suoi affondi. In questo ricorda a volte Pasolini, benché il paragone, lo so, farà rizzare i capelli a molti, e io per primo metto le mani avanti riconoscendo che si tratta di due vicende umane e due intelligenze profondamente differenti. Tuttavia c’è un tratto pasoliniano nella capacità di Grillo di scartare gli abbracci soffocanti, nel desiderio di non farsi etichettare e intrappolare. Grillo però ha una visione manichea del potere che Pasolini non amava. E in questo aspetto è racchiusa tutta la debolezza della sua proposta politica. Credere che gli onesti e le persone animate da una bontà disarmante e un’innocenza assoluta, simili a tanti dostoevskijani principi Myskin, si schierino solo dalla sua parte, mentre dall’altra siedono tutti gli impuri e i corrotti è una semplificazione inaccettabile. Le rivoluzioni richiedono enormi sacrifici e il più delle volte sfociano lo stesso in cocenti delusioni. C’è un evidente contrasto tra la constatazione di Grillo, «c’è la Terza guerra mondiale», e il metodo scelto per fronteggiarla, cioè portando volti apparentemente nuovi in Parlamento, molti dei quali però saranno già vecchi appena varcata la soglia del Palazzo. Perché a uno Stato, come a un uomo, è difficile insegnare la morale una volta che si è superata l’età dell’infanzia. Come diceva Sciascia, bisogna farlo nelle scuole elementari, dopo è già tardi.
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In guardia popolo, chi segue Grillo avrà la testa mozzata
Punto primo: non ho votato M5S. Punto secondo: non voto da anni.
Ma più passano i giorni, le settimane, e più simpatia nutro per Beppe Grillo. Nonostante le gaffe dei deputati grillini e la spocchia dei capigruppo grillini. Nonostante indennità, diaria e rimborsi. Nonostante i dissidenti e i transfughi. L’Italia è un museo dei vizi, una scuola di depravazione, una sentina d’impurità, una nazione senza pudore né dignità, diceva Curzio Malaparte. E fino a prova contraria, i grillini sono italiani. Dunque incarnano qualità e i difetti di tutti gli italiani.
Ma la potenza di fuoco che quotidianamente viene messa in campo dai giornaloni e dal loro codazzo di opinionisti, editorialisti, trombettieri e tromboni delle larghe intese suscita più di un sospetto anche in un idiota come me. Per tutti questi commentatori Beppe Grillo è un settario e un irresponsabile. Loro che, con i loro grandi gruppi editoriali, da anni ci vendono come riforme ineluttabili la perdita dei diritti e della dignità sociale; che hanno difeso a spada tratta il Fiscal Compact e l’Europa dei banchieri e dei burocrati; che hanno esaltato prima l’agenda Monti come la sola via e ora il governo Letta come un’opportunità unica; che blaterano di povertà come si blatera di tutto ciò che risulta misterioso, esotico, nuovo, ma un precario o un disoccupato non l’hanno mai visto dal vivo; loro oggi sono uniti dall’odio verso Beppe Grillo. Perché? Perché non passa giorno senza che il Corriere della Sera e tutta l’editoria di finanza e di banca, di calcestruzzo e di cliniche, entrino in trincea?
Non vi fa un po’ impressione questo attacco generale espresso con titoloni e corsivi? Non trovate singolare che il “fior fiore” del giornalismo italiano tenda a convincere l’opinione pubblica che Beppe Grillo è tutto ciò che di peggio e terribile abbiamo oggi in Italia? Insomma, non vi inquieta un po’ questa militarizzazione? Dov’è finito il famoso mastino del Quarto Potere quando si tratta di far vedere i sorci verdi agli imprenditori italiani che fanno realizzare i loro prodotti nei Paesi in via di sviluppo a lavoratori (uomini, donne e bambini) pagati pochi spiccioli in assenza dei più elementari diritti? Eh, non hanno tempo né spazio da dedicare a queste bazzecole presi come sono ad azzannare i polpacci di Beppe Grillo. Fiato alle trombe, inizia l’editoriale unico dei gazzettieri multipli contro il comico! E alla domanda – perché? – rispondo pasolinianamente: Io so. Ma non ho le prove.
Insomma più passano i giorni da quel 25 febbraio, più la stampa italiana, almeno tutta quella parte, ed è tanta, che agisce come uno yorkshire di compagnia a chiunque detenga il potere, mi chiarisce le idee. In guardia popolo, chi segue Grillo avrà la testa mozzata.