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Mercati, maledetti mercati

A leggere i commenti sui giornali, a partire dal Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa e via via a scendere, sembra che la bontà di ogni scelta politica dipenda esclusivamente dal giudizio espresso dai mercati finanziari. Questi vengono considerati come attori economici neutrali, giudici spietati e inflessibili, ma imparziali, della credibilità e della reputazione di uno Stato sempre meno sovrano. Quand’è che i mercati finanziari hanno assunto questo peso specifico? Da quando rappresentano il senso comune? Da quando sono diventati l’espressione democratica ed efficiente delle scelte giuste?
Sempre più spesso di leggono frasi del tipo: “il provvedimento non piace ai mercati” oppure “i mercati bocciano la manovra” o ancora “attendiamo il giudizio dei mercati”. Chi diavolo sono questi misteriosi mercati? Ha scritto tempo fa Michele Serra su Repubblica: “Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio conta più del giudizio dell’intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no?”. Continua a leggere