Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quella che viene già chiamata “nuova tangentopoli” (e che in realtà è una serie di “tangentopoli” istituitasi a sistema dentro i centri del potere).
Io so perché l’Expo dei corrotti non si può fermare.
Io so perché tutti adesso invocano l’emergenza cantieri.
Io so che molti dei politici citati nelle intercettazioni ora diranno: sono solo millanterie!
Io so che lo Stato non è più forte dei ladri, perché i ladri sono anche dentro lo Stato.
Io so che ci saranno sempre un Greganti o un Frigerio da immolare.
Io so perché i comandanti “traditi” dai loro vice dichiarano di volersi dimettere, ma poi restano al loro posto.
Io so che il partito dei Dell’Utri, dei Cosentino e degli Scajola non è poi così diverso da quello dei De Gregorio, dei Razzi, degli Scilipoti e dei vari transfughi dall’Udeur e neppure da quello che tollera il “sistema Sesto”, il “compagno G” e compagnia cantante.
Io so che faccia hanno i corruttori seriali.
Io so che mentre molti si indignano, si consumano feste e festicciole per sostenere i candidati alle prossime Europee dove si vedono facce che nessuna persona per bene inviterebbe a casa propria.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato sia la vecchia tangentopoli, sia la nuova tangentopoli, sia infine gli “ignoti” autori materiali di tutti gli episodi di corruzione più recenti.
Io so i nomi del gruppo di potenti che sono sempre pronti a ricostruirsi una verginità.
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, assicurano la protezione a vecchi e giovani faccendieri.
Io so i nomi dei personaggi grigi che non si espongono mai.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai criminali comuni e ai tragicomici malfattori dati in pasto alla stampa.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
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Chiacchiere per fanfaroni istituzionali
Le prime pagine dei quotidiani di oggi sono eloquenti. Tralasciando la paralisi politica in cui versa l’Italia, balza all’occhio la notizia dell’ennesima indagine che coinvolge società impegnate nella costruzione di opere pubbliche. Questa volta si parla del Consorzio Venezia Nuova, un raggruppamento di grandi aziende di costruzione italiane, cooperative e imprese locali, concessionario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna, in pratica un sistema di dighe mobili meglio conosciuto come Mose. Sulla società si è abbattuta una vera e propria bufera: arrestato l’ex presidente Mazzacurati, in manette anche il consigliere Savioli. Fatture false e appalti distorti sarebbero le accuse. Per anni i nostri ministri hanno girato il mondo per presentare quello che secondo loro dovrebbe essere la meraviglia dell’ingegneria italiana, anche se da sempre comitati locali e ambientalisti sollevano dubbi sul progetto. Sono stati a Londra, a New York, a Parigi a presentare la grande opera che dovrebbe salvare Venezia dalle acque. Peccato che a sprofondare non è solo la città lagunare, ma la credibilità dell’Italia intera.
L’altra notizia di spicco è di natura finanziaria: ieri tutti gli indici di borsa a Wall Street hanno toccato i loro rispettivi record storici. Lo S&P 500 e il Dow Jones hanno chiuso ai massimi di sempre e il Nasdaq al meglio dall’ottobre 2000. Nel caso non seguiste la Borsa vi segnalo soltanto che gli indici di Piazza Affari, invece, ristagnano da anni attorno ai minimi. Sul paniere principale molti titoli hanno più che dimezzato il loro valore, alcuni poi valgono anche meno di un quinto rispetto alle quotazioni di anni fa. Scandali a raffica hanno falcidiato Mps, Finmeccanica, Eni, Saipem, ma l’elenco potrebbe continure.
Ecco, quando leggete che la crisi è globale e che gli Usa hanno contagiato il resto del mondo, ricordatevi questi dati. Qualcuno potrebbe obiettare che i mercati finanziari sono una cosa e l’economia reale un’altra. Certo, ma gli investitori istituzionali, cioè i fondi, le grandi banche e le compagnie di assicurazione, non sono tanto stupidi da investire in un’economia malata. I loro soldi vanno dove ci sono imprese sane, che generano utili. Questo sta accadendo negli Stati Uniti e in altre aree del Pianeta. Questo non sta accadendo più in Italia. Da tempo. Punto. Tutto il resto sono solo chiacchiere per fanfaroni istituzionali.