Stavo leggendo “La versione di Roger” di John Updike quando mi sono imbattuto in queste parole: “la Chiesa si è sempre ricaricata in modo non ortodosso (…) Se il sale non aveva più sapore, con cosa salare? Gesù stesso, Giovanni Battista, tutti fuoricasta straccioni. I regolari tendono piuttosto a ricoprire il ruolo di cattivo”. Niente di più vero, lo stesso Cristianesimo del resto nacque come eresia ebraica. Una minoranza più o meno esigua di ebrei riconobbe in Gesù il Messia di Israele atteso da tempo e lo confessò come tale, incorrendo, col tempo, nella espulsione dalla sinagoga. La maggioranza degli ebrei, invece – e comunque tutte, o quasi, le istituzioni religiose e politiche di allora – non lo riconobbero come Messia, anzi lo ritennero o un esaltato pericoloso e blasfemo, oppure un agitatore politico. Nei secoli successivi, la Chiesa corrotta e peccatrice ha spesso ricavato nuova linfa dagli irregolari, come gli eretici medievali (compreso Francesco d’Assisi) che volevano seguire nudi il Cristo nudo.
Le vie dell’eresia sono infinite e non attraversano solo le storie religiose. L’intera vicenda del pensiero scientifico occidentale e, più in generale, il lungo cammino della ricerca scientifica sono stati tracciati da grandi eretici creduti in errore, le cui teorie si sono poi rivelate giuste. “Ogni concezione scientifica comincia come un’eresia” fa notare Aldous Huxley.
Molti di noi credono erroneamente che sia stata la scienza ufficiale a tramandarci ciò che oggi è il patrimonio acquisito. Niente di più falso. Le grandi innovazioni in quasi tutti i campi del sapere, astronomia, biologia, fisica, matematica, medicina, sono invece la faticosa risultante di lotte, discordie e incomprensioni consumatesi nel corso di secoli tra “geni eretici”, quasi sempre incompresi, e “scienziati normali”, quasi sempre impregnati di indottrinamenti dogmatici e di pregiudizi formali. Questi scienziati, col supporto dei teologi, hanno relegato ai margini della loro comunità tanti colleghi, spesso soltanto perché più creativi o innovatori, in altre parole “eretici.” Non solo i pensatori eccentrici, ma anche coloro che, pur potendo dimostrare la validità delle loro scoperte, non sono stati creduti, ma anzi ridicolizzati. Salvo poi ottenere una riabilitazione, ovviamente postuma. Quelle di Galileo Galilei, Giovanni Copernico, Charles Darwin sono storie ben note. Prima che le loro tesi e le loro scoperte fossero riconosciute e accettate, essi sono stati oltraggiati, perseguitati e osteggiati dalla scienza ufficiale del loro tempo, spesso cieca ma sempre presuntuosamente “signora della verità”. Molti degli scritti di Gregor Mendel, il monaco che diede inizio alla genetica, vennero cestinati senza essere letti. George Stephenson, inventore della macchina a vapore, fu considerato a lungo un “ciarlatano”.
Qualcuno pensa che tutto questo riguardi solo il passato e che oggi il progresso scientifico e tecnologico siano inarrestabili. Purtroppo non è così. Le idee troppo audaci continuano a essere scomode, perché obbligano a rivoluzionare non solo il proprio modo di pensare, ma anche intere e consolidate linee produttive. È soprattutto per questa ragione che alcune tesi, magari apparentemente bizzarre e non convenzionali, sono considerate come elementi di opposizione al sistema, anziché come reali opportunità. Non dimentichiamolo mai: i grandi progressi dell’umanità sono il frutto tanto del suo spirito indagatore quanto del suo spirito critico. E critici possiamo esserlo tutti. Pur senza essere scienziati, tanto meno geni.