7

Vivere con i libri #8. Aspettando i barbari, il caso Cucchi e l’ineluttabilità del male

Ieri sera, dopo aver appreso della sentenza riguardante la vicenda di Stefano Cucchi, ho deciso di rileggere Aspettando i barbari del premio Nobel Coetzee. Un libro amaro e dolente sull’impossibilità della giustizia nella storia. L’inevitabilità del male è raccontata attraverso la sofferta presa di coscienza del protagonista, mai nominato e definito unicamente attraverso il ruolo che riveste, quello emblematico di magistrato. Coetzee minimizza l’ambientazione della narrazione, negando ogni specificità storica e geografica ai fatti e inserendoli in una cornice di astrattezza metafisica che ne enfatizza l’universalità. Gli avvenimenti hanno luogo in una cittadella alla frontiera di un impero, dove il magistrato amministra la legge per conto di un governo lontano e imperscrutabile. Lì, ai confini, l’Impero manda i suoi soldati per “combattere” i fantomatici barbari che lo minacciano. La violenza perpetrata dall’Impero su i barbari catturati, in particolare su una giovane mendicante barbara di cui il magistrato si innamora, agisce in modo dirompente su una consapevolezza da lungo tempo maturata, ma tenuta a bada dal senso del dovere e dal rispetto del proprio ruolo. La violenza sul corpo della donna, su i corpi degli altri barbari, e che a sua volta verrà esercitata anche su quello del magistrato, è la violenza della storia e del potere costituito nei confronti dell’altro, del diverso, è il sopruso e la sopraffazione in nome di ragioni superiori che non hanno bisogno di essere dichiarate per essere riconosciute come valide. Si tratta insomma di un magnifico libro contro la tracotanza e il pregiudizio dei potenti che non smetterà mai di essere attuale in ogni angolo del mondo, laddove c’è qualcuno che cerca giustizia e invece incontra la legge. In queste ore, in Italia, mi pare un libro straordinariamente paradigmatico.