All’alba del 21 maggio 1992 fu ucciso, vittima del bracconaggio, Mrithi. Chi era Mrithi? Uno splendido esemplare di gorilla di montagna, silverback maschio del gruppo 13, divenuto popolare per essere stato il protagonista del film Gorilla nella nebbia con Sigourney Weaver. La pellicola, uscita nel 1988, rappresentò l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro (Gorillas in the mist nella versione originale) scritto da Diane Fossey (1932-1985), in cui la nota etologa americana raccontò la sua straordinaria vita trascorsa tra i vulcani del Virunga. Per ben diciannove anni la Fossey visse isolata, tra il Rwanda, l’Uganda e la Repubblica democratica del Congo, in una zona devastata da guerre fratricide, studiando i primati e impegnandosi per la loro salvaguardia. Raggiunse i luoghi nel 1966, e lì cominciò un difficile censimento dei gorilla, proseguendo gli studi già iniziati da George Schaller. Creò il Karisoke Research Center, un centro di ricerca all’avanguardia per lo studio e la protezione di questi animali teneri e temibili. Fu trovata assassinata nel 1985, all’età di 53 anni. Secondo le testimonianze raccolte, il mandante dell’omicidio sarebbe stato Protais Zigiranyirazo, ex governatore del Ruhengeri, cognato dell’ex presidente Habyarimana, successivamente condannato per avere aiutato e incoraggiato il massacro di circa 1.500 Tutsi nel 1994, durante uno dei più sanguinosi episodi del XX secolo: il genocidio rwandese, circa un milione di morti in soli tre mesi.
Il libro della Fossey, Gorillas in the mist, non descrive soltanto le ricerche scientifiche, ma è anche un penetrante memoriale di questa donna coraggiosa e indomita. E benché alla traduzione cinematografica occorra riconoscere il merito di aver favorito la conoscenza planetaria del suo operato, il libro fa da utile contrappeso alle drammatizzazioni del film e alla centralità dei gorilla nella vita di Dian. Le informazioni sulla sua vita privata, come la relazione con il fotografo Bob Campbell, che è invece in primo piano nell’intreccio del film, scivolano in secondo piano fra le pagine per lasciare emergere i dettagli della sua carriera scientifica. La versione in lingua italiana, pubblicata nel 1994 da Einaudi, oggi si trova con difficoltà: o avete la fortuna di imbattervi in una libreria che ne conserva una copia invenduta da anni, oppure dovete darvi da fare tra le bancarelle e i mercatini di libri usati, rari o esauriti. Oltre a essere una lettura di sicuro interesse, appassionante ed emozionante, Gorilla nella nebbia rispecchia però anche tutti i limiti dell’editoria scientifico-naturalistica nostrana. Limiti che si palesano fin dalla copertina:
mentre l’edizione anglosassone offre una foto della Fossey in compagnia di un gorilla, per quella italiana è stata scelta un’immagine dell’attrice Sigourney Weaver con in braccio un piccolo primate. Perché al fascino di una donna che per diciannove anni ha studiato i gorilla è stato preferito quello di una star del cinema? La risposta è scontata. Ma la traduzione italiana, arrivata undici anni dopo, mostra altre debolezze. Nel volume non sono state incluse le bellissime foto di gorilla che arricchivano l’edizione inglese, anche nella sua versione economica (versione che, tra l’altro, costa tre volte meno di quella italiana) e mancano pure la bibliografia e l’indice analitico, sempre presenti nell’edizione in lingua originale. In ogni caso resta un libro da leggere, perché la vita di questa giovane avventurosa e determinata costituisce un raro esempio. La Fossey è stata un’acuta studiosa e una brava divulgatrice ed è sostanzialmente grazie al suo impegno e al suo sacrificio se oggi circa 800 gorilla di montagna, le scimmie geneticamente più vicine a noi dopo gli scimpanzè, sopravvivono tra il Parco Nazionale del Bwindi e il Parco Nazionale del Virunga, dichiarati entrambi dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Il rischio di estinzione di questi animali tuttavia non è affatto scongiurato: deforestazione, bracconaggio e da qualche tempo anche gli interessi delle compagnie petrolifere rendono durissima la battaglia per salvaguardarli. C’è una frase che Dian Fossey amava ripetere e che, forse meglio di altre, riassume l’insegnamento e il senso della sua ricerca: “Quando capisci il valore della vita, di ogni vita, pensi meno al passato e lotti per difendere il futuro”.
Grazie Dian, dovunque tu sia…
visto il film