Se nei prossimi giorni di festa vorrete trascorrere un paio d’ore gustandovi un gran bel film, il mio suggerimento è di procurarvi L’età dell’innocenza. Diretta dalla mano sapiente di Martin Scorsese, uscita nel 1993, la pellicola, tratta dal romanzo di Edith Wharton, è ambientata intorno al 1870 nella high society di New York. Accurato nella ricostruzione d’epoca, ricco di scene e momenti memorabili, impreziosito da un’ammirevole fotografia, è un film perfetto. Ricevette un Oscar per i Migliori costumi e un Golden Globe per la Miglior attrice non protagonista, Winona Ryder, più numerose altre nomination all’una e all’altra cerimonia. Ma avrebbe meritato molto, molto di più. Del resto, si sa, non sono i premi a fare grande un film. Scorsese dirige in maniera impeccabile, forse è la sua opera migliore. In Italia la critica ha perso tempo a decidere se la sua regia è più debitrice di questo o di quello? Se è viscontiana o non lo è? Si tratta soltanto di domande vuote e compiaciute, il mio consiglio è di abbandonarsi a ogni scena, perché è davvero difficile per ciascuna di essa immaginare un’inquadratura differente. Nel video qui sotto appare la scena in cui il protagonista Newland
Archer, interpretato da Daniel Day-Lewis, si reca al ballo dei Beaufort per annunciare il suo fidanzamento con May, in apparenza dolce e fragile, ma in verità perfida e crudele, disposta a tutto pur di negare al suo promesso sposo la libertà di amare. Amare chi? La contessa Ellen, ovviamente, interpretata da un’incantevole e malinconica Michelle Pfeiffer. Impossibile non parteggiare per lei. E non solo perché è bellissima, ma anche perché è una donna progredita, passionale e assolutamente fuori tempo. Nello spezzone che ho scelto non appare. Procuratevi il film. Ne vale a pena.
una società schiava dei pregiudizi
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