Alla fin fine non sono poi molti i nomi che hanno contributo in maniera significativa a costruire la figura del disk-jockey in Italia. Anzi sono davvero pochi. Un manipolo di pionieri trasformatisi in artisti. Tutti gli altri si sono ispirati a loro. Molti hanno copiato malamente. Tra i primi va senza dubbio annoverato Leonardo Re Cecconi, più noto ai radioascoltatori con il nome di Leopardo, scomparso prematuramente il 22 gennaio di dieci anni fa. Linus oggi lo ha ricordato nel suo blog definendolo “uno dei Padri Fondatori delle radio private milanesi, nonché uno dei miti di quelli mia generazione”. Sottoscrivo, essendo della stessa generazione. Leonardo “Leopardo” è nato come dj nel 1976 a Radio Reporter di Rho, ma è arrivato al successo nel 1977, con l’approdo a Radio Milano International FM 101. Ha poi proseguito con esperienze in altre stazioni, tra cui Studio 105, RTL e Radio Montecarlo, ma nel cuore di tutti noi restano indelebili soprattutto gli anni trascorsi negli studi di via Locatelli 6, storica sede di One-O-One. La sua voce roca e stridula al tempo stesso, il suo leggendario saluto-ruggito. Mentre quasi tutti gli altri elencavano titoli e interpreti delle canzoni che passavano, lui su ogni singolo disco costruiva un piccolo show. I suoi motti, il doppio fischio seguito da un “ragazzi!”, le sue trovate che ora possono apparire perfino ingenue, ma allora erano assolutamente geniali. Con Leopardo non si perdeva un minuto, perché tutta la sua trasmissione era uno spettacolo. Alcuni, forse, lo associano alla dance. Niente di più sbagliato. Certo gli anni del suo maggiore successo furono gli anni della dance, ma grazie a Leopardo conobbi i Cure, i Joy Division e perfino John Coltrane. Mentre mandava in onda il soul, lui non perdeva mai occasione per allargare i gusti di chi lo ascoltava. E così con nonchalance, fra gli Earth, Wind & Fire e i B.T. Express, buttava lì i Genesis o gli Who.
Quando penso alla scomparsa di Leopardo avverto ancora oggi, a distanza di dieci anni, un senso di perdita grave. Lui rappresenta un pezzo della mia storia giovanile che se n’è andata per sempre e ormai soggiorna solo nei ricordi. Di lui ora rimangono solo qualche “file audio” faticosamente rintracciabile in Internet e alcune foto. Un po’ poco. Ma in realtà mi basta chiudere gli occhi ed è come se riascoltassi una sua Soul Train. Grazie, Leonardo Leopardo. Ascoltarti è stato un privilegio.